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Parte oggi il processo per la società in house della Provincia, Teramo Lavoro, messa in liquidazione meno di un anno fa e che, per oltre due anni, ha gestito i servizi all’impiego dell'ente. Compariranno in Tribunale a Teramo, il presidente della Provincia, Valter Catarra; l’ex amministratore unico della società Venanzio Cretarola e l’ex direttore del personale e oggi sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta. Tutti e tre sono stati rinviati a giudizio a metà novembre scorso con l'accusa di abuso d’ufficio, mentre Catarra e Cretarola devono rispondere anche di truffa e falso. All'ex amministratore Cretarola, inoltre, il pm contesta il reato di peculato. La Provincia di Teramo ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento. Tutto ruota attorno alla legittimità dell'uso del fondo sociale europeo (Fse) da parte della società e, in particolare, l'inchiesta accende i riflettori sulle modalità di nomina dell’ex amministratore Cretarola a coordinatore del progetto nella società. Una nomina “irregolare” secondo il pm Stefano Giovagnoni: Cretarola, nominato senza una selezione pubblica, avrebbe percepito 42mila euro a valere sul fondo sociale: una somma che, sommata agli 11mila (per un altro incarico) sono stati sequestrati dal gip (sequestro confermato dal tribunale del Riesame). Inoltre per la Procura, Cretarola avrebbe percepito illegittimamente 11.255, 72 euro: da qui l'accusa di peculato.   CATARRA INDAGATO – Proprio il giorno dell'udienza preliminare in cui si dispose il rinvio a giudizio per Cretarola, Catarra e Lagatta, spunta fuori un'auto blu che il Presidente avrebbe utilizzato per recarsi in Tribunale. Le foto di quella giornata e di quell'auto sono finite in un esposto che ha, a sua volta, scatenato l'apertura di un nuovo fascicolo d'indagine in cui lo stesso Catarra compare iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di peculato.   INCHIESTA BIS SU TERAMO LAVORO – Se oggi parte il processo per Teramo Lavoro, c'è un'altra inchiesta a firma del sostituto procuratore Stefano Giovagnoni sulla "in house": gli indagati sono due ex amministratori della società in house accusati di dichiarazione fraudolenta per il mancato versamento dell’Iva. La procura parla di circa 700mila euro che, secondo la Finanza, la società non avrebbe versato: l'ente si è sempre difeso sostenendo che Teramo Lavoro è esente dal regime Iva per quel che concerne i servizi finanziati dal Fondo Sociale Europeo.