Per gli inquirenti a spingere Simona Viceconte (nella foto) al suicidio sono stati i continui maltrattamenti psicologici che il marito ha operto nel tempo sulla moglie. E' stata fissata il prossimo mese l'udienza preliminare per la morte di Simona Viceconte, la mamma 45enne originaria della Val di Susa che a febbraio dello scorso anno si è tolta la vita impiccandosi con un foulard alla ringhiera della tromba delle scale della palazzina dove viveva con la famiglia a Colleatterrato Basso.
Imputato in questa vicenda giudiziaria, scrive Il Messaggero, è il marito della donna, Luca Amprino, bancario 53enne che all'epoca dei fatti lavorava a Teramo ma poi si è trasferito al Nord. E' lui, il marito, secondo il pm Enrica Medori che ha coordinato l'inchiesta e firmato la richiesta di rinvio a giudizio appena notificata, che avrebbe spinto la moglie ad un'esasperazione crescente «fino a prospettarle quale unica via d'uscita la separazione, non voluta dalla Viceconte, minacciandola di toglierle tutto, la casa e le figlie, facendola vivere nel terrore, dicendole testualmente che la loro separazione sarebbe stata un bagno di sangue, arrivando a filmarla durante una lite avvenuta alla presenza delle figlie minori e dicendole che avrebbe fatto visionare tale video al giudice in tribunale».
Marito e moglie, infatti, nell'ultimo periodo erano in procinto di separarsi. Simona, scrive ancora Il Messaggero, si era già rivolta ad un legale. Ma la sua grande paura, confessata anche ad alcune amiche, era di restare senza soldi e di non poter più badare alle figlie che le sarebbero state tolte dal marito.