Si è conclusa nello espositivo dell’Arca la personaledi Luciano Adriani su Bosco Martese, 34 fotografie che hanno raccontato la Resistenza con immagini di potenza espressiva.
Luciano Adriani è fotografo, giornalista professionista,abbiamo parlato con lui di questa esperienza.
Bosco Martese . Testimoni del tempo : “Raccontando ogni anno il 25 settembre 1943 a Bosco Martese,mi sono immerso in questi luoghi… ho cercato di pensare come dare una carezza a quel posto dimenticato da tutti…”. Come è nato il progetto “Bosco Martese. Testimoni del tempo”?
Si tratta di un progetto nato nel tempo che riguarda tutta la mia attività di fotografo, ho seguito questa commemorazione ogni anno da quando ho iniziato a fare questo lavoro.
Fino agli anni 2000 si usava la pellicola e questa zona quasi “la odiavo” perché era un posto lontano, in montagna, dopo Rocca Santa Maria, località Ceppo a circa 40 chilometri.
Andavocon le macchine fotografiche a pellicola, poi sapevo che dovevo stampare, sviluppare… mettere il materiale in un fuorisaccoportarlo al pullman per Roma che partiva alle 14, al piazzale Tiburtina ricevevano il materiale che poi usavano per il giornale.Era una corsa, dovevoaspettare la chiusuradella manifestazione con il discorso del senatore Franchi, poi velocemente a Teramo.
Con il digitale, dal 2000 ,mi sono riposato perchéinviavo il materiale dal bosco e da lì ho iniziato a conoscerlo di più.
Questa mostra fotografica parte nel tempo, ecco perché “testimoni del tempo”.A Bosco Martese tutto è rimasto come quel 25 settembre 1943, quando ci fu la prima battaglia partigiana in campo aperto, tutto è rimastocosì solo…“abbruttito” dagli uomini, da noi.
Nel 2015 ho pensato a cosa potevo fare per questo luogo, ci sono alberi con nodi che isolati con obiettivi particolari, fotografandoliin un certo modo e sfocandoli assomigliano a dei volti che sembrano chiedere :Che cosa state facendo? Quando fate qualcosa per noi? Quando sistemerete questi luoghi?
La spinta al progetto è stata fare qualcosa per Bosco Martese, fotografare questi alberi che quasi “impersonano” i ragazzi uccisi.Dal 2015 non ho fatto altro che portare al Ceppoventi ragazzi di Scienze della Comunicazione , ho fatto i ritratti davanti a questi alberi e in questo bosco.
Delle tue fotografie hanno detto: “Adriani scrive con le immagini la sua memoria e la sua protesta silenziosa”. Questo vuoi comunicare?
L’intenzione comunicativa non è una protesta, per me è un lavoro fotografico. Se poi qualcuno vede questo mio lavoro come una “protesta silenziosa”per salvare Bosco Martese sono contento anche che si usi l’espressione protesta.
Hai studiato immagini e inquadrature in diverse ore del giorno, hai “costruito” un racconto della memoria. Quanto sei stato colpito emotivamente?
Ho fotografato alle sei del mattino perché quella luce era particolarmente adatta per fare i ritratti ai ragazzi davanti agli alberi oppure davanti al bosco vicino al mausoleo.
Ho scelto la luce del primo mattino, speravo sempre di trovarequel posto con un crescendo di sole e con una leggera nebbia maera solo una mia fantasia!Pensavo con i ragazzi di trovare “gli ingredienti fotografici” ma… non c’erano infiltrazioni di luce, nebbia e sole, per rendere ancora più belle queste foto. Ogni foto che ho fatto con i loro volti accanto agli alberiho chiestodi pensare a quel 25 settembre del 1943, perché solo così potevanodire qualcosa: ci siamo noi, siamo ragazzi, abbiamo la stessa età dei combattenti di Bosco Martese, siamo noi che aiuteremo questa zona. Questo messaggio volevo fotografare e spero di esserci riuscito.
I giovani in queste foto testimoni della memoria e della libertà…
Ho cercato di far risaltare memoria e libertà, queste due parole con i volti di questi alberi e di questi ragazzi per sostenere questi luoghi
Spero di aver portato un po’ di quella montagna a Teramo, è comese i visitatori fossero stati al Ceppo senza viaggiare. è statoimportantefar conoscere questa cerimonia di Bosco Martese del 25 settembre. Mi piace ricordare una mattina in cui sono venuti 5 persone da Pescara, hanno visto la mostra sui social e uno di loro mi ha raccontato che ha ricordato di essere stato a Bosco Marteseda piccolo, subitodopo aver visitato la mostra è tornato al Ceppo!
Ho capito che forse la mostra qualcosa ha detto, mi piace pensarla così.
La mostra è arricchita da un pregevole libro-catalogo della casa editrice Ricerche e Redazioni di Giacinto Damiani
Sono contento per il volume, bel libro fotografico, completo rispetto alla mostra perché ci sono più foto, insomma vale la pena vedere il libro.