I fratelli Mario e Davide Ciaccia sono stati scarcerati dal gip di Teramo e Roma che non hanno convalidato i loro fermi di pm, solo perché, così come da eccezioni sollevate dai loro difensori, mancavano i decreti di autorizzazione alle intercettazioni. Per entrambi i giudici nonostante le conversazioni telefoniche intercettate dagli investigatori, non sarebbe stato desumibile, scrive stamattina Il Messaggero, il loro effettivo pericolo di fuga all'estero. Dunque per ora le indagini, le prove raccolte dalla procura capitolina per la richiesta di fermo non convalidato si baserebbero per lo più sui servizi di pedinamento da parte degli investigatori, sugli accertamenti documentali e sulle intercettazioni telefoniche. Si deve decidere la parte relativa ai sequestri, per un valore di circa 100 milioni di euro e che comprende: il 60% del capitale sociale della Teramo Calcio, oltre a immobili dislocati a Roma, Fiumicino e Alatri, tre hotel a Fiuggi; il complesso religioso Colle Monfortani a Roma; lo stabile nella Capitale che una volta ospitava il teatro delle arti e poi una Porche, una Jaguar, diverse Bmw, Mercedes e Audi.
Ai fratelli Ciaccia vengono contestate le accuse di: associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche e indebite compensazioni, trasferimento fraudolento di valori, intestazione fittizia, e autoriciclaggio.
Per ora rimangono tutte sotto sequestro il 60% delle quote della Teramo Calcio. Entro dieci giorni, il Gip deciderà se dissequestrare o meno i beni patrimoniali dei due fratelli. Non è escluso che la Procura faccia ricorso contro il provvedimento di non convalida dei fermi. Anzi.