Erano chiusi da sei anni. Dal 30 ottobre del 2016, per la precisione. Da quella terribile domenica nella quale il terrremoto ruggì con una violenza di magnitudo 6,5, andando a disturbare anche i teramani dei secoli passati, quelli che riposano proprio in quei padiglioni storici del cimitero di Cartecchio. Chiusi, da allora. Una chiusura che ha vietato a figli e nipoti di poter portare un fiore sulle tombe di genitori e nonni, confinando oltre una transenna una parte della memoria familiare della nostra città. Quando c'è da ricostruire case e scuole, i lavori di un cimitero colpito dal terremoto passano in secondo piano, ed è stato un secondo piano lungo sei anni, ma alla fine è arrivato il giorno della riapertura. E quel giorno è oggi. Da oggi, infatti, i padiglioni storici di Cartecchio sono di nuovo percorribili. Ma non per tutti, perché nel sistemare i ponteggi di protezione, sono state letteralmente cancellate due file di loculi, divenuti inaccessibili perché inglobati nell’impalcatura. Una soluzione che, dopo sei anni, mortifica quanti speravano di poter tornare a portare i fiori ai loro parenti, che adesso sono diventati addirittura invisibili, doppiamente tumulati: nelle loro tombe e nei ponteggi dell’impalcatura.