Mentre aspetto Carmine che arrivi, ragiono tra me…
(si alza dalla sedia e corre in cucina; apre il frigorifero e mette una bottiglia di birra, anzi due, nel surgelatore: come sua abitudine ama servire e bere birra chiara e vino bianco freddissimi, che quindi mette, prima di consumarli, per mezz’ora nel freezer; torna a sedersi in sala da pranzo, dove di solito lavora, ampia, luminosa, calda)
A me la birra piace ghiacciata. Quindi la metto una mezz’oretta, non di più, nel surgelatore prima di berla. Oppure gli offrirò del vino…
(si alza di nuovo dalla sedia per tornare in cucina e, insieme alle birre, mette anche una bottiglia di vino bianco nel freezer; e ritorna a sedersiin sala da pranzo)
Ma ho anche del Montepulciano, temperatura ambiente ovviamente. Poi sarà Carmine a scegliere. Io berrò una birra. Che oggi (25 febbraio, nda) c’è un sole che è già primavera.
Ripartiamo.
Mentre aspetto Carmine che arrivi, ragiono tra me sul fumetto e mi pongo subito una domanda:Che cosa soio del fumetto?
In realtà so molto poco.
Ne ho letti, certo, ma non sono mai stato davvero appassionato del fumetto.
Leggevo quelli che comprava mio fratello: Tex, Diabolik, Dylan Dog, Martin Mystere e altri; LazarusLedd soprattutto, che poi era un taxista di New York City con la passione per le investigazioni private; insomma, forse ne sodi più di quanto io stesso creda…
Ma continuo a indagare i miei “rapporti” con il mondo del fumetto.
Il primo fumettista che ho conosciuto personalmente è stato Adriano DeVincentiis, che incontrai a Roma, a Torpignattara: era l’11 marzo del 2007,e io e Fabio (Fabio Zarak Moroni,nda) accompagnavamo Marino (Marino Melarangelo,nda)che doveva presentare, credo, il primo spettacolo di burlesque in Italia – che anche noi non sapevamo bene cosa fosse di preciso. Il tutto avvenne in un locale sotterraneo, sito sotto una linea ferroviaria proprio:Dr.Sketchy’s si chiamava lo spettacolo, che inaugurava uno spazio artistico multidisciplinare, piccolissimo ma, pare, attivissimo. Chi partecipava allo spettacolo, noi compresi, era invitato a contribuire con testi, disegni e altro: disegni, sì, perché maggiormente a quello spettacolo intervennero disegnatori,fumettisti appunto.
Ecco, con Carmine parleremo in qualche modo di questa arte, il fumetto appunto, che ancora oggi fatica ad ottenere un pieno riconoscimento nel nostro Paese come vera e propria attività artistica, figurativa, letteraria,performativa; sostantivo, fumettista, che il nostro vocabolario ancora oggi, per estensione, ne registra il suo l’utilizzo dispregiativo per definire unautore di opere di scarso valore, superficiali e di facile effetto. Alluring teens wall crosser in accidental lesbian fucking with horny border officer Super Hot Mandy Shows Us What Shes Got And Shes Still Got Plenty Blonde teen Lily Rader gets punished by boyfriends big dick Horny officer picked up an undocumented immigrant Two horny schoolgirls sharing the teachers cock Close up view of lesbian pussy pleasure A Dodgeball Where Youll Get Naked And Expected To Fuck Amazing Afternoon Hookup with Mom Agreeable milf gets a doggy position fucking Samantha Saint, Jayden Cole, Shyla Jennings and masturbation with a dildo Monique Symone Gets Picked Up And By W fuck pornjk.com
Ad esempio: Come disegnerebbe Carmine la scenetta di cui sopra, del sottoscritto che armeggia con birra vino bianco e surgelatore?
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È un lavoro quello dell’artista?
Più che quello dell’artista, è un lavoro quello del creativo. Perché, a mio avviso, quello dell’artista non è un vero e proprio lavoroin quanto non deve rispondere al mercato e ai suoi ritmi produttivi: l’artista credo si preoccupiprincipalmente di portare a compimento la propria ricerca. Il creativo invece deve inserire la propria ricerca all’interno del sistema produttivo, che ha delle scadenze e un mercato cui rispondere.Mi spiego meglio. Con questo non voglio affatto sminuire la figura del creativo, cui faccio parte, anzi; e nemmeno semplificare quella dell’artista. Il creativo, come lo voglio intendere io, ha una qualità in più del solo artista per l’arte. Cioè il creativo sa muoversi in spazi assai più stretti di quelli di cui dispone l’artista, che opera sempre in una comfort zone che il creativo non può permettersi in alcun modo.
Ricordi il primo disegno che hai fatto con il sogno, dentro il sognodi diventare un giorno un fumettista, sempre che questo sia il termine esatto per definire la tua arte, il tuo mestiere, il tuo lavoro?
In verità non ho affatto cominciato a disegnare con l’idea un giorno di fare il fumettista – che è il termine esatto.
Infatti il mio primo disegno riguardava la riproduzione di un personaggio di un notissimo cartone animato giapponese. E lo disegnavo inquadrato di spalle e proiettato verso le stelle. La sensazione che provavo allora nel disegnarlo, era quella di esplorare in qualche modo l’ignoto, come può farlo un bambino di 5 anni. Ed era, tecnicamente, posso dire oggi, un pastello su carta velina che ho ancora davanti ai miei occhi; anzi, credo sia ancora conservato da qualche parte.
Ora che ne è di quel bambino che a 5 anni disegnava senza pensare che un giorno si sarebbe affermato nel campo del fumetto internazionale, come è accaduto; e ricordi il primo disegno professionale che hai fatto e quali erano in quel caso le tue sensazioni?
Quel bambino ora non so dove stia disegnando precisamente, ma ne conservo l’entusiasmo: come faceva lui a 5 anni, anche io oggi,a 49 anni quasi compiuti, continuo a inseguire sensazioni e progetti che mi regalino nuove avventure verso l’ignoto. In poche parole, conservo la stessa energia, fantasia e voglia di realizzazione, di visualizzazione e descrizione dei miei sogni di artista creativo, che è un lavoro.
Il mio primo contatto professionale con il mondo del fumetto è avvenutoinvece nel 1992 a Bologna, dove mi ero recato per un colloquio di lavoro con Daniele Brolli – all’epoca direttore editoriale e autore per la Telemaco, che poi divenne Phoenix Enterprice.Dopo un paio d’ore di colloquio, uscii dall’ufficio di Brolli con in mano la sceneggiatura di Examen, personaggio principale della mini serie eponima che raccontava una storia futuristica, di cui Brolli era unico sceneggiatore. Examen è, semplificando, il primo supereroe del fumetto italiano. Quello mio a Bologna, però, non fu affatto un viaggio futuristico ma fatto tutto in corriera, Bologna-Teramo, andata e ritorno, e tutto in solitaria. Però, accadde che sul pullman l’entusiasmo fece lentamente spazio alla paura di fallire. Ma risolsi questa crisi con la carta.
Con la “carta”?
Sì, con la carta! Ero sul pullman, sulla corriera, che accarezzavo il testo stampato su fogli A4 affidatomi da Brolli e avvertivo come se la carta rispondesse alle mie carezze, alla mia ricerca di rassicurazioni. E successe che a un certo punto iniziai a visualizzare la storia, inquadratura per inquadratura, tavola per tavola. Cominciai così a riscrivere, perché anche il disegno è scrittura, la storia di Examen per immagini. Era, precisamente, il 24 dicembre 1992, e non potevo sperare regalo di Natale più bello nella mia vita in quel momento.Examen fu un grande successo, ed è stato ristampato nel 2021.
Descrivimi allora qual è la giornata tipo di un fumettista di professione, di un artista creativo?
Diciamo subito che non è come fare la Rock Star, nel senso che non prevede grossi divertimenti. È un lavoro serio, impegnativo e di grosse responsabilità e che si fa tutto da seduto; di responsabilità perché se non consegno la storia per tempo blocco tutta una filiera produttiva che va dal fumettista all’edicolante.Per questo prima ho voluto distinguere la figura dell’artista per l’arte e quella del creativo, dell’artista creativo. Ed è proprioquesta la grande differenza. Se l’artista non consegna un quadro in tempo al committente, il committente avrà ugualmente la possibilità di mettere insieme il pranzo con la cena, e nel frattempo non verrà interrotta nessuna catena produttiva.
Quindi ogni mio giorno da fumettista inizia con questa preoccupazione, e inizia molto presto.
Mi alzo come ogni lavoratore di questo mondo la mattina prestoappunto, alle 6:30.
Faccio colazione, ma già mentre che aspetto che esca il caffè mi rifaccio il quadro generale degli obiettivi giornalieri, cioè del lavoro minimo che ho da svolgere entro le 24 ore.
Questo significa fare il fumettista per professione; questo significa fare l’artista creativo; questo è il mio lavoro, che posso fare tutto da casa, che non ha bisogno di chissà quali spostamenti o esperienze prima di riuscire a immaginare le scene che si andranno a disegnare, ma che richiede tantissimo impegno e volontà, ogni giorno. Certo, il mio è un lavorare per certi versi fortunato, che risponde pienamente alla mia indole, ma che devi guadagnarti ogni giorno,inquadratura per inquadratura, tavola per tavola.
Il Vangelo anzi tutti i vangeli ci raccontano che quando Gesù tornò a Nazareth non ebbe una calda accoglienza dai suoi concittadini, come ci si sarebbe aspettati; anzi, quando lo vedevano predicare nel tempio addirittura lo beffeggiavano, ricordando che lui era solo il figlio di Giuseppe il falegname: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua.»disse Gesù ai suoi compaesani.
Quanto questa affermazione è vera ancora oggi, a quasi duemila anni di distanza?
Per carità, sono solo un fumettista. E, parafrasando l’indimenticato, per me, Ivan Graziani: «Signore è stata una svista, abbi un occhiodi riguardo per tuo fumettista.»
Carmine, ricordi, per caso, qual era quel personaggio di un notissimo cartone animato giapponese che disegnavi a 5 anni?
Goldrake.
MASSIMO RIDOLFI
IN COPERTINA: una tavola di Carmine Di Giandomenico disegnata in occasione di questa intervista.