Droga / In manette cinque persone, tra cui un conosciutissimo barista
Operazione dei Carabinieri del Comando provinciale dell'Aquila contro il traffico di stupefacenti nel capoluogo abruzzese. Alle prime luci dell'alba i militari hanno eseguito cinque misure cautelari due in carcere a carico di un cittadino marocchino di 38 anni residente ad Avezzano e di un aquilano di 43 anni, entrambi con precedenti di polizia per reati in materia di stupefacenti. Ai domiciliari sono finiti un 36enne aquilano, già titolare in passato di un noto bar in città, anch'egli con precedenti per reati in materia di stupefacenti, mentre obbligo di presentazione per un 63 enne, originario di Barisciano, titolare di un noto esercizio pubblico all'interno della Villa Comunale dell'Aquila, e un 30enne kosovaro residente in città. In particolare, dalle indagini avviate nel settembre del 2013, sotto la direzione del Sostituto Procuratore della Repubblica di L'Aquila, Roberta D'Avolio, è emerso che lo storico bar-chalet della villa comunale, secondo gli inquirenti, era stato trasformato in una vera e propria centrale di spaccio. Circa 50 gli episodi contestati agli indagati (12), non tutti avvenuti all'interno o nei pressi dello chalet, ma anche in luoghi estemporanei di volta in volta individuati durante i contatti telefonici tra spacciatori e clienti. L'attività investigativa è partita dall'analisi dei soggetti di etnia maghrebina controllati in città nel corso del 2013 che ha consentito di individuare nel 38enne marocchino uno dei principali fornitori di stupefacente. Le sue erano trasferte pressoché quotidiane verso il capoluogo. Qui, secondo gli inquirenti, grazie alla complicità degli altri destinatari della misura cautelare e alla fitta rete di conoscenze di questi ultimi, riusciva a piazzare lo stupefacente con grande facilità. In particolare, dicono gli investigatori, il titolare dello storico bar-chalet, "trasformato in una vera e propria centrale di spaccio, forniva al marocchino la necessaria copertura logistica per la sua attività illecita, garantendo che le cessioni di stupefacente avvenissero al riparo da occhi indiscreti". In una circostanza, riferiscono gli inquirenti, pur di portare a compimento la sua consegna quotidiana di un grosso quantitativo di droga, il maghrebino non aveva esitato ad investire, proprio dinanzi allo chalet della Villa, un Carabiniere del Comando provinciale che stava per sottoporlo a controllo. Fuggito con la sua auto verso l'Altopiano delle Rocche per raggiungere Avezzano, l'uomo era stato protagonista di una caccia all'uomo finita una settimana dopo con il suo arresto alla frontiera di Ventimiglia mentre tentava di lasciare il Paese.