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Eliminare le accise sul carburante (cfr. Irlanda); Salario minimo a 10 euro l'ora netti (cfr. Portogallo, Spagna, Francia, Grecia, Bulgaria, Romania, Croazia, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio, Irlanda solo in U.E.) ; Abbassare l'imposta sul valore aggiunto al 4% sui beni che più stanno subendo aumenti; eliminare l'imposta sul valore aggiunto sui beni fondamentali; introduzione di un meccanismo di indicizzazione dei salari all'inflazione (cd. scala mobile) tale che all'aumento dei prezzi segua un automatico aumento dei salari; bollette energetiche gratuite per i consumi familiari sotto a una certa soglia annua, caricandone il costo su multinazionali e imprese grandi consumatrici di energia (cfr. Honduras); tassare le multinazionali tecnologiche che proporzionalmente ai loro profitti pagano molte meno tasse di un qualsiasi commerciante o piccolo imprenditore; aumentare la tassazione sulle imprese che hanno incrementato i loro profitti sulle spalle di tutti in questi anni di pandemia.
 
Questo elenco in stile salviniano contiene alcune delle misure che potrebbero essere prese dal governo italiano per contrastare il carovita e l'aumento dei prezzi degli ultimi tempi. Se non vengono attuate è perchè, molto semplicemente, chi ci governa non rappresenta i lavoratori salariati che producono la ricchezza ma i padroni che questa ricchezza se la gode.
 
Per proporre queste misure che aiuterebbero tutti noi a migliorare la nostra vita di tutti i giorni incontriamoci giovedì 17 marzo alle ore 18 alla Casa del Popolo di Teramo in Via Nazario Sauro n.52.
 
Riprendiamoci ciò che è nostro!
 
“Il vero problema è che lo sviluppo economico finora è stato regolato, essenzialmente, dalla dura legge del profitto nell’interesse del grande capitale e dei ceti privilegiati. Il popolo ha lavorato forte. Il ritmo di lavoro nelle officine è diventato così intenso, che esaurisce un uomo nel corso di non molti anni. Ma è accaduto come per le api, dell’amaro verso, col quale Virgilio accusava i profittatori dell’opera sua, ricordate: ‘Voi fate il miele oh api, ma sono altri che lo godono’.”