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Sono oltre 1.200 i profughi ucraini già arrivati in Abruzzo, ma il numero potrebbe risultare in difetto, poiché è difficile contare con esattezza i tanti che hanno trovato accoglienza a casa di parenti e amici che vivono da anni sul territorio e non hanno effettuato la registrazione presso gli hub dedicati. Resta difficile prevedere quanti cittadini ucraini arriveranno in regione, ma secondo la stima tracciata nelle scorse settimane dal presidente della Regione, Marco Marsilio, potrebbero raggiungere l'Abruzzo circa diecimila profughi. «Al momento non abbiamo alcun problema, la macchina dell'accoglienza sta funzionando bene e la capacità di poter ospitare queste persone che fuggono dalla guerra cresce di giorno in giorno», spiega l'ingegnere Silvio Liberatore, dirigente del Servizio emergenza dell'Agenzia regionale di Protezione civile al Messaggero, soggetto attuatore che si sta occupando di coordinare l'organizzazione del sistema territoriale per gli interventi e per l'assistenza ai nuovi arrivi.
I flussi sono costanti, ma «l'Abruzzo sta reggendo l'urto molto bene: non abbiamo ancora un numero che stabilisca la nostra capacità di prima accoglienza, molte strutture hanno già risposto alla manifestazione di disponibilità per l'ospitalità dei profughi - sottolinea Liberatore - dobbiamo pensare che la nostra regione ha gestito 40 mila sfollati con il terremoto del 2009, riusciremo a farcela anche stavolta. «È fondamentale recarsi negli hub vaccinali del territorio per tutte le pratiche dall'identificazione e registrazione, fino alle procedure sanitarie. La tracciabilità è fondamentale soprattutto per il discorso legato all'emergenza Covid, è importante e necessario sottoporsi al tampone e alla vaccinazione».