Si presenteranno in due (Finori e i fratelli Persia: primo e secondo arrivati nel bando della Gst), verso la metà di aprile, dal notaio, per la firma della stipula del rogito notarile da un milione e 650 mila euro per diventare, uno dei due, proprietario degli impianti di risalita dei Prati di Tivo, atto che doveva essere firmato il 30 settembre ma che poi si bloccò per colpa del ricorso al consiglio di stato di Fano Adriano. Un passo importante, quello fatto, ieri sera, in Provincia nel corso della riunione convocata dalla Gran Sasso Teramano e che porterà, quasi certamente alla riapertura della cabinovia, quest'estate. Anche se un "si" non c'è ancora.
A dare la svolta alla questione ci ha pensato, però, un uomo "concreto", ieri sera: un uomo che guarda caso, è un uomo di mare e non di montagna, delegato a questa brutta vicenda: Enio Pavone. Belle e determinate le sue parole: «Se non c'è una soluzione il liquidatore deve dichiarare lo stato di fallimento della società - ha detto - basta con l'accanimento terapeutico. Se c'è la volontà di chi ha risposto al bando di andare avanti si assuma le sue respoinsabilità: altrimenti saràn dichiarato lo stato di insolvenza della socieà. Questo dovrebbe avvenire in un clima di confronto e di serenità tra tutti in soci. Vediamo le carte, vediamo se sono bluff o se sono vere le cose dette e fatte (il riferimento è a Finori, assente ieri sera). Ci sono degli aggiudicatari e vedere se c'è la volontà reale di andare avanti».
Il sindaco di Pietracamela nel ricordare che le soluzioni debbano essere cercate dalla Gst ha ritirato la messa in mora e la diffida annunciata qualche giorno fa. Una fatica sprecata da parte del Comune e del sindaco che non ha fatto una bella figura con questa mossa, rimasta incompresa da tutti i presenti.
L'INTERVISTA A PAVONE DOPO LA RIUNIONE