A quasi sei anni dalla presunta combine di Savona-Teramo, filone abruzzese dell’inchiesta Dirty Soccer partita da Catanzaro ma ben presto estesa a gran parte dell’Italia per raccontare un’altra pagina nera del calcioscommesse, si è aperto a Rimini il processo. Un anno fa, fu il gip di Savona a decidere che il processo si tenesse a Rimini sostenendo l’incompetenza territoriale per Marcello Di Giuseppe, ex direttore sportivo del Teramo calcio, e Ercole Di Nicola, ex direttore sportivo dell’Aquila calcio (entrambi assistiti dall’avvocato Libera D’Amelio). Con loro, per il filone teramano, anche l’ex presidente del Teramo Luciano Campitelli. A quasi sei anni dai fatti, dunque, sarà il gip del tribunale di Rimini a stabilire se i tre dovranno essere sottoposti a un processo o se disporre il non luogo a procedere. Prescrizione alle porte oramai. Dopo l'apertura, il processo è stato rinviato al 30 maggio. Il Giudice ha ammesso duecento testimoni tra accusa e difesa.
L'operazione Dirty Soccer era scattata nel maggio del 2015 e aveva portato all'arresto di 50 persone e a 70 indagati. Per la Dda di Catanzaro sarebbe stata organizzata una serie di combine di partite di calcio dei campionati di Lega Pro e Lega D nella stagione 2014-15.
Dell'organizzazione avrebbero fatto parte giocatori, allenatori e direttori sportivi che avrebbero alterato i risultati di alcuni match con lo scopo di realizzare vincite attraverso il sistema delle scommesse. Secondo la ricostruzione fatta all’epoca dagli investigatori, sarebbe stato di 30mila euro il prezzo della presunta combine organizzata per truccare la partita di calcio Savona-Teramo disputata nel maggio del 2015 nell'ambito del campionato di Lega Pro, che aveva permesso al Teramo calcio di ottenere la promozione in serie B con una giornata di anticipo. Accuse sempre respinte dagli indagati.