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Vittoriofilipponi

Se ne è andato con la signorile eleganza, che per tutta la vita era stata la sua cifra stilistica. Quella naturale discrezione, quella congenita umiltà che, nei suoi 90 anni di vita, ne avevano scandito ogni azione, ogni scelta, ogni sguardo. Già, lo sguardo: quello di Vittorio Filipponi era lo sguardo sereno delle persone serie, di chi sa di essersi conquistato tutto con l’impegno, la dedizione e la volontà. Un uomo dalle buone maniere, di quelli per i quali una stretta di mano valeva più di un contratto, così come la parola data valeva come impegno irrinunciabile. Vero monumento della teramanità, Vittorio Filipponi è entrato nella storia del commercio aprutino quando, con la prima licenza di settore rilasciata dal Comune di Teramo, aprì quel negozio di elettrodomestici di piazza Cellini, proprio di fronte al Comunale, che divenne per anni l’indirizzo irrinunciabile di ogni famiglia, accompagnando una vera e propria trasformazione culturale. 

Nel commercio, seppe essere un innovatore, intuendo ad esempio le potenzialità dell’automazione in ufficio, tanto da scegliere di varare un’attività di vendita di macchine per ufficio con filiale a Pescara. Fu concessionario della Canon in Abruzzo, con una risposta commerciale che gli consentì di conoscere  personalmente il presidente della multinazionale in Giappone. Di pari passo con l’impegno commerciale, andava quello nell’associazionismo. Fu Presidente della Confcommercio, prima di cedere  il posto a Giandomenico Di Sante, rimanendo Vice Presidente. Per le sue competenze, fece parte della delegazione per il rinnovo del CCNL Confcommercio e, nel 2004, venne premiato con una medaglia di pregevole fattura e un diploma di benemerenza, dalla Camera di commercio, quale  riconoscimento per aver apportato significativi contributi allo sviluppo economico e sociale. Fu per anni Vice Presidente dell’ACI, al fianco del suo stimato amico Tullio Sorgi. Consigliere attento e impegnatissimo  della Banca Popolare dell’Adriatico, fino agli ultimi anni è stato Consigliere della Ter.fidi.

Il suo nome è legato anche allo sviluppo edilizio delle nostre contrade, fu infatti costruttore di prestigiosi edifici in centro a Teramo e sul lungomare di Alba Adriatica, ma in questo settore la città gli deve la nascita, a cavallo fra gli Anni ‘60 e gli Anni ‘70, dell’Hotel Abruzzi, del quale fu anche amministratore per diversi anni, portandolo ad un successo probabilmente irripetibile, rendendolo per lustri la tappa obbligatoria per quanti volessero soggiornare in città, con la certezza di avere un servizio di qualità.

 Tutto questo, che già riempirebbe tre vite comuni, non è che una parte di quello che è stato Vittorio Filipponi. E, soprattutto, questa è la narrazione imprenditoriale, che non lascia intuire se non in parte quale fosse la sua carica umana, il suo sapersi rendere sempre disponibile per gli altri, senza mai imporsi, anzi: facendosi sempre un passo indietro, perché non era la ribalta che cercava, ma la possibilità di rendere migliore la vita degli altri. E lo faceva in silenzio, senza enfasi, quasi sottovoce. 

Con quella signorile discrezione che l’ha accompagnato anche nel suo ultimo viaggio, visto che per decisione dei familiari, il rito funebre è stato celebrato in forma strettamente privata.