riceviamo e pubblichiamo
In considerazione della sentenza emessa in data di oggi dal Tribunale di Pescara contro Daniele Toto e del padre Mario Toto, il primo per il reato di bancarotta preferenziale e il secondo per bancarotta per falso in bilancio, si significa che la decisione del Collegio appare del tutto avulsa dalle risultante probatorie in particolare per Daniele Toto che si è visto condannare per un pagamento surrettiziamente preferenziale di 10.000,00 euro che, per tabulas, la difesa ha dimostrato, con produzione documentale di assoluto valore probatorio, pagamenti effettuati al fine di onorare le rate di un mutuo contratto dalla società LIBRA di cui lui si era reso garante.
La decisione appare oltre tutto persecutoria poiché il procedimento nasce in un periodo in cui Daniele Toto rivestiva la carica di deputato della Repubblica Italiana, con incarichi di rilievo in ambito parlamentare e costituendo altresì figura di primario riferimento del panorama politico abruzzese.
E’ una sentenza che “grida vendetta” perché errata e ingiusta e, come tale, sarà impugnata non appena saranno rese note le motivazioni, nella certezza di ottenere, da una semplice serena ed attenta rilettura delle evidenze probatorie emerse in otto ani di processo e decine di udienze, una sua integrale e radicale riforma.
Ma ciò che conta maggiormente è che la famiglia Toto ed in particolare Daniele Toto è stato oggetto, come purtroppo sempre più di frequente accade in un sistema giudiziario oramai degradato, di una inaudita violenza che lo ha intaccato ledendo pesantemente la sua immagine con consequenziali, irreparabili danni alla sua attività imprenditoriale.
Il Tribunale, come si può evincere dalla letture del dispositivo, nel non riconoscere alcun danno alle curatele fallimentari costituite in giudizio, ha implicitamente affermato e suggellato che le condotte degli imputati non hanno comportato alcun nocumento né per le singole curatele fallimentari né, tanto meno, per la massa creditoria.
Infine lascia, a dir poco, esterrefatti l’entità della condanna (anni due di reclusione) inflitta al dottor Daniele Toto assolutamente spropositata in relazione alla condotta a lui contestata come da capo di imputazione, ovvero il presunto pagamento effettuato in suo favore di 10.000,00 euro. Detta condanna assume aspetti paradossali e grotteschi in considerazione del fatto che nella medesima procedura fallimentare, il Tribunale civile di Pescara lo ha riconosciuto come creditore privilegiato , si badi bene “privilegiato”, per la non indifferente somma di oltre € 200.000,00 (duecentomila).
Rimaniamo comunque in attesa su quali motivazioni si reggerà la predetta sentenza.
Roma, 11.4.2022
Avv. Pasquale Scrivo Avv. Giovanna Mazza Avv. Roberto Lombardi