La processione della desolata che dal 1260 si ripete come inimitabile e inimitato rito della tradizione pasquale tutta teramana è, in questo 2022, la conferma che è in momenti come questi che si è capaci di unirsi e sentirsi uniti. Sentirsi una comunità. Che cammina, con una luce tra le mani ad illuminare un tragitto di vita e speranza. Dopo due anni di stop, la pandemia, il terremoto, la distanza forzata e gli sguardi sopra una mascherina..questa notte ci si ritrova insieme e vicini. Un tragitto in sette tappe, tante quante le chiese in cui la Madonna si ferma a cercare il figlio Gesù condannato a morte. Un tragitto in cui una comunità, tappa dopo tappa, si ritrova più unita. Entrare nella chiesa di San Domenico ingabbiata per le ferite del terremoto è stata la vera grande emozione di una notte come questa: una fiumana di teramani che la attraversano rappresenta simbolicamente il percorso difficile che stiamo vivendo negli ultimi anni, da un lato, e la voglia di tornare presto alla normalità,dall'altro. A cominciare dal poter rivivere luoghi ancora negati. Come la tappa saltata della chiesa del Carmine, rimpiazzata dalla vicina chiesa di San Giovanni. La Desolata, all'alba, chiude il cerchio tornando al punto di partenza, in Duomo. Lí dove la comunità teramana, silenziosa ma estremamente partecipe, si è "ritrovata". E la luce del giorno rende più sereno il rientro, perché spunta sempre il sole anche dietro le nuvole più nere. Sempre.
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