"Tutto bene Tina? Come stanno i bambini". E' l'ultima telefonata di Antonio Montinaro, caposcorta del giudice Giovanni Falcone, alla moglie Tina. E' il 23 maggio 1992 e lui è in aereporto con il resto della scorta, sta aspettando l'arrivo del giudice. Sono trascorsi trent'anni dalla strage di Capaci e da quell'ultima telefonata. "Sono una donna fiera del mio ragazzone, orgogliosa della Polizia di Stato, felice di essere la moglie di Antonio Montinaro". Sono le parole di Tina, vedova del caposcorta di Falcone e che oggi, a Teramo, in Piazza Martiri della Libertà, ha scortato la Quarto Savona 15. Anzi, quel che resta di quella Fiat Croma, una delle auto di scorta del giudice Falcone. "Non mi piace quando si parla di Antonio e degli altri ragazzi uccisi dalla mafia come di eroi o angeli...No, erano e restano dei poliziotti che hanno fatto il loro dovere" dichiara Tina. E lancia un messaggio a tutti, grandi e piccoli: "Non giriamoci dall'altra parte, dobbiamo fare il nostro dovere per spezzare le maglie del sistema mafioso che continua, purtroppo, a mietere disuguaglianze, dolore, vittime". Si deve a lei l'esistenza della teca viaggiante della Quarto Savone 15 "perchè tutti dovevano e devono vedere di cosa è stata capace ed è capace la mafia. L'ho chiesto io di poter vedere i resti...erano passati alcuni anni dalla strage di Capaci. Mi hanno concesso di vederla da sola, quel giorno, insieme ai miei due figli (all'epoca dell'attentato avevano 4 anni e soli 21 mesi, ndr). E' stato un momento difficile, doloroso ma ne siamo usciti ancora di più a testa alta, io e miei figli, orgogliosi di Antonio". Un uomo, un padre, un marito, un poliziotto che ha fatto il suo dovere.