Teramo perde un po' del proprio sapore. Di quel sapore antico e vero, fatto sì di gusto vero, quello della cucina fatta come Dio comanda, ma anche quel sapore verace di teramanità più schietta, fatto magari di una chiaccherata a tavola, a cinque passi dal Sor Paolo. Chiude la Locanda del Proconsole, il "mitico" Nicola si avvia ad attaccare il cappello da chef al chiodo. Non è solo l'ultimo atto di una vicenda professionale importante, ma è molto di più: è uno spicchio di Teramo che si consegna alla storia. Perché Nicola Giansante, di quella Locanda era il genius loci, l'anima, la spinta vitale, il motore propulsivo, così come era protettore attento di una gastronomia teramana fatta di tradizione e di certezze. «E' un angolo di Teramo che perderemo - commenta il collega e amico Marcello Schillaci, annunciando la decisione del patron della Locanda - perché Nicola è parte della nostra storia». "Il Proconsole" chiude, si spegne un'altra insegna storica di un centro cittadino che continua a cambiare - come forse è inevitabile - ma che avrebbe forse potuto e dovuto proteggere quelle tipicità, quelle unicità che hanno difeso e protetto la nostra cucina.