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Io e Andrea non ci siamo mai incontrati. Non ho avuto dalla vita il dono di conoscerlo. Ed è un fatto di cui, ora, posso solo prendere atto.

Ero titubante a partecipare alla sua festa perché mi sentivo incongruo, il meno titolato a farlo al cospetto di un uomo raccontato così bene, di questa sua vita raccontata così bene.

Poi qualche telefonata ad altri amici che pure loro non avevano incontrato Andrea in questo nostro camminare la vita; amici che sarebbero comunque andati alla sua festa.

E allora sono andato alla sua festa.

Arrivato a Castilenti da Teramo con molti nodi ancora da sciogliere, incontro sotto la pioggia tanti amici e conoscenti riunitisi all’ex Convento dei Frati Minori “Santa Maria Monte Oliveto”, risalente al 1598, un luogo bellissimo e credo davvero vicino al Paradiso, recuperato recentemente e conservato bene, con una chiesa e un piccolo chiostro ricchi di stucchi e affreschi, un monastero sconsacrato ora di proprietà comunale e messo a disposizione della collettività che non ti aspetti di trovare in un comune montano che conta appena 1336 anime; come non ti aspetti tutte quelle anime che invece Andrea l'hanno incontrato, che hanno avuto questo dono dalla vita; amici e conoscenti già incontrati in mille occasioni dove, però, non c'era Andrea, oppure ho creduto, fino a ieri, fino al giorno della sua festa, che non ci fosse: ed è stato a questo punto che un arcobaleno ha allontanato la pioggia affinché cominciasse la sua festa, e ha portato la musica e da bere e acceso finanche una griglia per arrosticini.

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Poi Christian, durante la festa, mentre le luci artificiali prendevano il posto dell'arcobaleno, mi racconta Andrea in pochi raccolti coltivati amati ricordi, ed è nel racconto d'amore di Christian che finalmente ho incontrato Andrea, un uomo pieno di qualità, un uomo dell'intelligenza del fare, del mettere insieme le cose, come nell'azione civilissima di tentare di ripopolare il suo amatissimo paese, Castilenti appunto, suo Genius loci, che presentava a tutti come nobile padrone di casa, che curava la sua casa restaurando con le due stesse mani abitazioni in stato di abbandono: Andrea era capace con le sue mani di trasformare dei ferri vecchi in una bicicletta, mi racconta Christian, vale a dire che era capace di dare moto alle cose.

Andrea Amadio ho capito adesso che era un grande artista, perché dal dolore è riuscito a trarne solo bellezza, una bellezza capace di sciogliere ogni nodo e che ho fatto a tempo a partecipare e a testimoniare, quella sua bellezza che ha condiviso con chiunque abbia incontrato, anche ieri durante la sua festa.

MASSIMO RIDOLFI

Ph.: UNA QUARTINA DI MASSIMO RIDOLFI, CON RINNOVATA DEDICA PER ANDREA AMADIO (1973-2022), ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtube.com/shorts/P0PFSNAhQSY .