Oggi teramo intitola una strada a Marco Pannella. Ma chi era Marco Pannella?
Nell'Italia dimenticante, avvilita dal sapere virtuale dei social e dalle conoscenze improbabili della cultura incolta, pochi lo ricordano.
Ve ne offriamo un sunto biografico, storico, quello curato da Massimo Teodori per il Dizionario Biografico degli Italiani (2017)
Marco Pannella ncque a Teramo il 2 maggio 1930 da Leonardo (1898-1986), ingegnere proveniente da una famiglia della borghesia agraria, e da Andrée Estachon (1900-1983), originaria di Lucerna, di nazionalità svizzera.
I genitori si conobbero a Grenoble, dove entrambi si trovavano all'inizio degli anni Venti per motivi di studio e di lavoro. Primogenito, il nome Giacinto gli fu dato in onore del prozio sacerdote e letterato, Giacinto Pannella, vissuto a Teramo dal 1847 al 1927. Ebbe una sorella, Liliana (1932-2015).
Gli studi e l'apprendistato nella politica universitaria
Compiuti gli studi al liceo classico Giulio Cesare di Roma dove si era trasferito con la famiglia nel 1944, si iscrisse nel 1948 alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Roma e si laureò nel 1954 all’Università di Urbino.
Fin da giovanissimo la sua vocazione fu la politica: iscrittosi al Partito liberale italiano (PLI) nell’immediato dopoguerra, Pannella militò nella Gioventù liberale italiana (GLI) fino al 1955, quando prese parte alla scissione della corrente di sinistra che diede vita al Partito radicale dei liberali e democratici italiani (poi Partito radicale). All’università divenne presto uno dei maggiori esponenti nazionali e presidente (1954-55) dell’Unione goliardica Italiana (UGI), l’associazione degli studenti laici che aveva un ruolo predominante, insieme ai cattolici dell’Intesa negli organismi rappresentativi universitari locali e nell’Unione nazionale universitaria rappresentativa italiana (UNURI), di cui fu anche presidente nel 1956. Fu proprio nella politica universitaria che Pannella manifestò doti originali di leader ideatore di nuove formule capaci di attirare le giovani generazioni. La missione dell’UGI si riassumeva nella formula ‘l’unità laica delle forze’, in cui il termine ‘laico’ stava a significare un metodo di convivenza di culture diverse, aperto ai cattolici che dovevano liberarsi dalla strettoia dell’unità confessionale, e ai comunisti e socialisti che dovevano entrare nell’associazione goliardica come singoli individui e non in rappresentanza dei loro partiti.
Il nuovo Partito radicale e il ‘momento’ dei diritti civili
Nel Partito radicale (PR) formatosi nel dicembre 1955, i cui maggiori esponenti erano Mario Pannunzio, Ernesto Rossi, Leopoldo Piccardi e Leo Valiani, Pannella guidò l’ala giovanile di sinistra che con l’UGI aveva sperimentato nella politica universitaria il progetto di ‘terza forza’ che costituì la bandiera negli anni Cinquanta del repubblicano Ugo La Malfa e del nuovo Partito radicale. Quando il progetto laico ‘terzista’ tramontò, e il PR si dissolse nel 1962 sul ‘caso Piccardi’, Pannella, che nel biennio 1960-62 aveva fatto il giornalista presso la redazione di Parigi de Il Giorno, insieme a un gruppo di giovani ne assunse l’eredità cambiandone l’indirizzo nel quadro della tradizione democratico-laica, europeista e occidentale. Il nuovo Partito radicale si caratterizzò per l’anticlericalismo, l’antimilitarismo e l’antiautoritarismo in opposizione alla Democrazia cristiana (DC) e al Partito comunista italiano (PCI), e criticò i partiti laici (PLI, PRI, PSDI) che, a suo avviso, avevano abbandonato le antiche battaglie liberali e socialiste. I giovani del nuovo PR raccolti intorno a Pannella si impegnarono in gruppi laici quali l’Associazione per la Difesa e lo sviluppo della scuola pubblica italiana (ADESSPI), l’Associazione per la libertà religiosa in Italia (ALRI) e l’Associazione italiana per l’educazione demografica (AIED), e nelle campagne antinucleari facenti capo alla Campaign for Nuclear Desarmement (CND) ed al Committee of 100 di Bertrand Russell.
La ripresa delle tematiche laiche e anticlericali costituì uno dei tratti che più caratterizzarono il nuovo corso radicale di Pannella. Nel giornale 1967- Anno anticlericale, pubblicato in occasione del convegno contro il Concordato tenutosi a Roma l'11 febbraio 1967, si leggeva: «Una franca e recisa proposta anticlericale, deve essere nuovamente avanzata, organizzata, imposta allo schieramento democratico. L’alibi di un popolo insensibile, di un paese irresponsabile, di un laicismo necessariamente agnostico e solo prepolitico, cela la realtà di una classe dirigente ‘laica’, pavida, subalterna, molto più retrograda ed incapace dei cittadini che pretende di esprimere e dirigere. La qualificazione politica anticlericale deve essere restituita a pieno titolo come espressione necessaria degli ideali laici» (Bandinelli - Pergameno - Teodori, 1967, pp. 22 s.). Quando poi il deputato socialista Loris Fortuna presentò alla Camera un progetto di legge per il divorzio, il giovane leader radicale, insieme a Mauro Mellini, ritenne che i tempi fossero maturi per puntare su una riforma che non era stata mai introdotta in tutta la storia dell’Italia unita. In seguito alle iniziative popolari della Lega italiana per il divorzio (LID) fondata da esponenti radicali nel 1966, Pannella conquistò quella notorietà che gli consentì di esercitare una pressione sulle forze laiche e socialiste per affrontare insieme ed efficacemente lo schieramento antidivorzista di DC e Movimento sociale italiano (MSI). Così, il movimento divorzista guidato dal trio Fortuna-Pannella-Mellini, dopo avere coinvolto il riluttante PCI nella riforma laica, esercitò un ruolo determinante per fare approvare la legge sul divorzio (1970) e, quattro anni più tardi, per portare alla vittoria con quasi il 60% del voto popolare il referendum abrogativo (12 e 13 maggio 1974) promosso dai gruppi tradizionalisti. A Pannella andò il merito di avere colto la corrente di simpatia per i diritti civili che percorreva i settori secolarizzati della società, e di avere messo in atto la strategia delle larghe intese con gruppi laici, democratici e libertari al fine di realizzare la difficile riforma nel paese dominato dalla presenza politica cattolica. Allora il Parlamento, se pure a maggioranza DC e PCI, approvò una serie di leggi laiche: la legalizzazione dell’interruzione della gravidanza provocata dalle iniziative radicali referendarie e di disobbedienza civile, il voto ai diciottenni, e la revisione in senso liberale del diritto di famiglia. Dietro quelle riforme, di cui Pannella divenne oltre che il promotore anche un simbolo, si poteva intravedere una strategia che superava i singoli temi: l’opposizione al compromesso storico DC-PCI perseguito dal segretario comunista Enrico Berlinguer, e la spinta verso l’unità del mondo laico e socialista fondata sui diritti civili per l’alternativa al moderatismo democristiano.
La Rosa nel pugno e l'orizzonte di un ‘Mitterrand italiano’
Il percorso istituzionale di Pannella fu lungo e variegato nelle assemblee elettive locali, nazionali ed europee. Nel 1976 venne eletto deputato insieme a Mellini, Adele Faccio ed Emma Bonino per la Rosa nel pugno, la lista radicale che per la prima volta apparve sulla scheda elettorale. In seguito, il leader radicale fu rieletto cinque volte alla Camera dei deputati dalla VII (1976-1979) alla XI legislatura (1992-1994), e sedette al Parlamento europeo dal 1979 al 2009, prima con l'emblema radicale, poi in alleanza con liberali e repubblicani (1989), infine con simboli personalizzati contenenti i nomi di Pannella e Bonino. Nel 1979 le liste radicali comprendenti esponenti socialisti, comunisti, cattolici, di Lotta continua e personalità indipendenti, ottennero un buon risultato con l’elezione di 18 deputati, 3 senatori e 3 europarlamentari, segno che il messaggio radicale era stato raccolto soprattutto dai cittadini delle aree urbane più avanzate. Pannella fu perciò considerato il leader radicale per eccellenza, anche se nel PR ricoprì formalmente la carica di segretario solo nel 1963-67 e nel 1981-83, e di presidente nel 1967-1975, 1976-1981 e 1986-89. Caratterizzato da una personalità egotistica con una smisurata fiducia in se stesso, il leader lasciava l’impronta sulle iniziative politiche a cui partecipava e sui rapporti personali, anche i più difficili e controversi, che allacciava, come nei casi delle candidature per la Camera dei deputati di Toni Negri, incriminato per fatti eversivi (1983), e della pornostar Ilona Staller detta ‘Cicciolina’ (1987) che volle nelle liste radicali.
Corroborato da tante prove di larga risonanza, alla fine degli anni Settanta Pannella prometteva di giocare un ruolo da primario protagonista sulla scena politica italiana. I suoi rapporti si erano sviluppati soprattutto in sintonia con l’ala libertaria e umanista del Partito socialista italiano, in particolare nella stagione del successo divorzista. Anche durante il sequestro di Aldo Moro nel 1978, Pannella si era mosso in parallelo al segretario socialista Bettino Craxi per aprire un dialogo che esplorasse tutte le possibili strade per la salvezza dello statista democristiano, in contrapposizione al cosiddetto ‘partito della fermezza’ guidato dal Partito comunista. Due anni più tardi replicò un analogo atteggiamento per il sequestro del giudice Mario D’Urso salvato grazie alla campagna condotta da Radio radicale. La convergenza tra radicali e socialisti in alternativa al frontismo con il PCI sembrava allora una prospettiva politicamente probabile e verosimile Per questo, nacque un pubblico dibattito intorno all'interrogativo se il ‘Mitterrand italiano’, capace di raggruppare la sinistra democratica, sarebbe stato Craxi alla testa del nuovo corso riformista del Partito socialista, oppure Pannella impostosi come leader laico-libertario con particolare attrazione sui ceti medi modernizzanti.
Anche se tra gli esponenti della Rosa nel pugno si contavano personalità non tutte riconducibili al leader, Pannella esprimeva pur sempre l’intero mondo radicale tanto da essere eletto consigliere comunale in una serie di città, da Trieste a Napoli, da Catania a L’Aquila e Teramo, oltre che consigliere regionale nel Lazio e negli Abruzzi, e presidente della circoscrizione di Roma-Ostia (1992-93).
I caratteri originali di un'azione politica: nonviolenza e referendum
Dopo quella stagione densa di successi sulla scena italiana, Pannella si preoccupò che la sua immagine non fosse omologata alla politica elettorale tradizionale. Nel congresso del PR tenutosi a Roma nel marzo 1980, propose che il ‘suo’ partito fondato su tre pilastri – la nonviolenza, il diritto e il referendum – adottasse un preambolo allo statuto in cui si proclamava il rispetto incondizionato del diritto quale «fonte insuperabile di legittimità delle istituzioni», e il dovere «alla disobbedienza, alla non collaborazione, alla obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta nonviolenta per la difesa – con la vita – della vita, del diritto, della legge» (Bandinelli, 1993, p. 351). Invitò perciò i militanti radicali a intensificare l’uso dei referendum abrogativi su una ampia gamma di materie – la fame nel mondo, il nucleare, l’aborto, la legalizzazione delle droghe leggere, l’ergastolo, la caccia, la giustizia e la responsabilità del giudice, le leggi di emergenza, il codice militare di pace, l’ordine dei giornalisti, la libertà di stampa e d’antenna, il finanziamento pubblico dei partiti – fino alla proposta formulata insieme al gruppo di Mario Segni di trasformare per via referendaria la legge elettorale da proporzionale a maggioritaria, realizzatasi con esito positivo nel 1993. Con quella strategia referendaria, Pannella insieme al Partito radicale puntò sui temi di interesse civile per lo più estranei alla ‘politica politicante’, e tentò di instaurare una dialettica binaria (Sì/No) tale da prefigurare la democrazia dell’alternanza con un polo laico-democratico-libertario. L’altro strumento che prendeva le distanze dalla politica tradizionale fu l’introduzione nella pratica radicale dell’azione nonviolenta associata alla disobbedienza civile di cui Pannella fece largo uso con impegnativi scioperi della fame e della sete.
Anche lo stile personale anticonformista di Pannella attirò sempre più l’attenzione dei media e di personalità della cultura e dello spettacolo. A coronamento delle leggende sulla sua sessualità e sulla sua vita privata, condivisa a lungo con la dottoressa e militante storica radicale Mirella Parachini, nel libro che raccoglie le sue ultime confessioni si può leggere: «‘Pannella frocio!’. O il più signorile ‘Pannella bisessuale’ […]. Molti hanno preso la mia affermazione e l’hanno trasformata in una dichiarazione legata alla sessualità. Così scatta l’idea del perverso, del carnale […]. Il significato delle mie frasi è più semplice. Molto di più. Ho amato nella mia vita, ma amato veramente, tre o quattro uomini, forse anche qualcuno di più. E ho amato, veramente amato quattro o cinque donne. Tutto qui» (Pannella, 2016, p. 102).
In questo quadro, intenso fu il rapporto di Pannella con alcuni intellettuali, che svolsero anche il ruolo di autentici testimonials delle mobilitazioni radicali. A metà degli anni Sessanta Elio Vittorini accetò di divenire il presidente del nuovo Partito radicale. Pier Paolo Pasolini scrisse poco prima di essere assassinato una lettera dal forte pathos al congresso del novembre 1975: «Caro Pannella, caro Spadaccia, cari amici radicali, [...] voi non dovete far altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili» (P.P. Pasolini, Intervento al congresso del Partito radicale, in Lettere luterane, Torino 1976, p. 185 e p. 195). Leonardo Sciascia acconsentì ad essere eletto nel 1979 al Parlamento sia italiano che europeo nelle liste della Rosa del pugno: «Le cose che ha detto, Pannella le dice da sempre, ed io sono perfettamente d’accordo con lui» (Bandinelli - Candido - Turco, 1995, s.p.). Enzo Tortora (eletto nel 1984 all’Europarlamento), Domenico Modugno e Bruno Zevi (eletti nel 1987 alla Camera dei deputati) accettarono di partecipare dagli scranni parlamentari alle battaglie radicali.
Una nuova prospettiva: il Partito radicale transnazionale
Al tramonto della ‘Repubblica dei partiti’ Pannella non sembrava appagato dai riconoscimenti che pure gli erano stati tributati quale principale artefice delle riforme laiche, liberali e libertarie in Italia. Il suo orgoglio e la sua inquietudine esistenziale lo spinsero a cercare nuove strade in maniera autonoma dal partito. La sua passione radicale, espressasi con successo nella conquista di nuovi diritti civili, si indirizzò verso tematiche sempre più ambiziose, quasi a volere mettere alla prova il proprio potenziale umano e politico su questioni di immensa portata che altre forze non avevano saputo e voluto affrontare. Nel 1980 lanciò la campagna contro la fame nel mondo appoggiato da un Manifesto dei Nobel per battere ‘il nuovo olocausto’ consistente «nella morte per fame e povertà, di masse di uomini, donne e bambini del terzo e quarto mondo» (Intervento al XXIII Congresso radicale, 9 marzo 1980, in Pannella 1982, p. 617), e sollecitò i cittadini e i responsabili d’ogni paese a mobilitarsi per «nuove leggi, nuovi progetti, nuovi bilanci e nuove iniziative che immediatamente siano volti a salvare miliardi di uomini dalla malnutrizione e dal sottosviluppo» (ibid., p. 630). Promosse campagne per il rispetto dei diritti umani dei popoli oppressi, intervenendo in difesa dei tibetani del Dalai Lama in esilio, della comunità cristiana dei Montagnards vietnamiti, degli Uiguri islamici e dei seguaci del Falum Gong perseguitati in Cina. In polemica con il pacifismo, affermò che la nonviolenza non è in contraddizione, in caso di necessità, con la difesa armata, ragione per la quale intervenne nel capodanno 1992 in divisa militare croata senza armi per evidenziare l’affronto della pulizia etnica dei serbi. Si adoperò, insieme a Emma Bonino per l’istituzione di una Corte penale internazionale, e appoggiò l’incriminazione e l’arresto di Slobodan Milošević per i massacri compiuti nella ex Jugoslavia. Sostenne che il dittatore Saddam Hussein dovesse essere esiliato dall’Iraq e non giustiziato secondo un’impostazione contraria alla pena di morte, ovunque e comunque. In omaggio alla sua amicizia per lo Stato di Israele, il Fondo nazionale ebraico gli intitolò due aree desertiche riforestate nei pressi di Gerusalemme e nel deserto del Negev.
Al congresso radicale di Budapest dell’aprile 1989, Pannella formalizzò la trasformazione del PR in Partito radicale transnazionale (PRT dal simbolo ottagonale raffigurante il Mahatma Gandhi) con l’obiettivo di condurre campagne internazionali di diritto e libertà, e raccogliere adesioni sia all’estero che in Italia anche da iscritti ad altri partiti: «Occorre che alla stessa ora, nella stessa forma, con gli stessi contenuti, con le stesse manifestazioni di massa e nonviolente, uguali testi legislativi – scrisse in un editoriale apparso il 1° giugno 1991 sul periodico Il Partito nuovo – esiano presentati e sostenuti nei nostri parlamenti e nelle nostre città, nei nostri ‘partiti’ o nelle nostre ‘internazionali’». Con quel mutamento di rotta il leader radicale chiuse l’esperienza iniziata nel 1962 che aveva avuto come baricentro le battaglie laiche in Italia, e diede vita a un nuovo corso basato sulla personalizzazione del partito transnazionale e transpartito. Al fondo, la sua idea, mai esplicitamente dichiarata, ma sempre evidenziata negli atti, era che un gruppo coeso di militanti intorno al leader sarebbe risultato più efficace di una piccola forza con una pluralità di personalità e di opinioni. Favorì perciò l’allontanamento dal mondo radicale di gran parte dei dirigenti tra cui gli ex segretari Mellini, Giovanni Negri, Francesco Rutelli e Adelaide Aglietta che, insieme a lui, avevano guidato la politica radicale per un quarto di secolo, pur mantenendo un rapporto con Emma Bonino che da allora assunse cariche istituzionali senza un diretto collegamento con il PRT quali quelle di commissario europeo (1995-99), ministro del Commercio estero (2006-08) e degli Esteri (2013-14).
Lo ‘sciamano’ della Repubblica
Al posto del Partito radicale transnazionale con il simbolo gandhiano, a cui per statuto era interdetta la partecipazione alle elezioni, Pannella promosse una serie di presenze elettorali con formule personalistiche. Fu eletto con il Polo laico in coalizione personale con liberali e repubblicani alle elezioni europee del 1989, e con la Lista Marco Pannella alle politiche del 1992 insieme ad altri sei deputati. Alle politiche del 1994 furono eletti otto parlamentari nel Polo delle libertà senza Pannella che, invece, entrò all’Europarlamento con la Lista Pannella-Riformatori. Alle politiche del 1996 la Lista Pannella-Sgarbi non ottenne eletti, mentre alle europee del 1999 la Lista Bonino con Pannella ottenne sette europarlamentari, ed altri due alle europee del 2004. Alle politiche del 2006 l’alleanza nella (nuova) Rosa nel pugno con i Socialisti democratici italiani (SDI) portò a Montecitorio diciotto deputati radicali, socialisti e indipendenti, ma non elesse senatori per cui Pannella restò fuori dal Parlamento.
A cavallo del nuovo millennio, i militanti del Partito transnazionale, che avevano creato diversi gruppi tutti facenti capo al ‘senato’ radicale presieduto da Pannella (1989-2016), promossero numerosi referendum senza però ottenere quasi mai un risultato positivo, mentre all'interno della ‘galassia radicale’ sorsero una serie di organizzazioni ad hoc. L’Associazione Luca Coscioni si dedicava ai problemi del testamento biologico, dell’eutanasia e alla fecondazione assistita. ‘Non c’è pace senza giustizia’ puntava sulle campagne internazioni per il diritto. ‘Nessuno tocchi Caino’ si occupava delle carceri in Italia e dell’abolizione della pena di morte nel mondo. I Radicali italiani, sezione italiana del PRT, fungeva da sigla per eventuali interventi anche elettorali nella penisola.
Da parte sua il leader percorse con sempre maggiore intensità la strada nonviolenta del ‘grande digiunatore’ per contrastare il ‘regime dei partiti immersi nell’illegalità’. In una sorta di hybris volta a saggiare la propria resistenza fisica e psicologica, Pannella mise in atto una serie di scioperi della fame e della sete su qualsiasi tema riguardasse la legalità, il diritto, le regole della democrazia, le libertà civili e i diritti delle minoranze. In una intervista a Playboy del gennaio 1975 aveva affermato: «Digiunare non è piacevole, d’accordo, e io in genere mangio molto e bene. Però digiunare è l’unica arma a disposizione di chi è in minoranza e detesta la sola idea di violenza, e dunque io scelgo quest’arma. E dal momento che l’ho scelta perché è l’unica arma a mia disposizione ne sono felice, esaltato» (Pannella, 1982, p. 176). Tra le tante prove condotte fino ai limiti estremi, uno dei suoi più lunghi scioperi della fame e della sete fu quello per l’amnistia e le condizioni dei detenuti nelle carceri italiane protrattosi per tre mesi dall’aprile al luglio 2011.
Il digiuno, praticato da tempo, divenne negli ultimi anni un ordinario stile di vita per il leader radicale che anche esteriormente aveva assunto l’aspetto dello ‘sciamano’ in dialogo, attraverso il linguaggio del corpo, con alte autorità politiche e morali, dai presidenti della Repubblica allo stesso pontefice. Negli ultimi giorni di vita al capezzale di Pannella, minato da gravi malattie, ma determinato nelle idee, accorsero molti esponenti della politica, della stampa, della cultura e dello spettacolo, e pure della chiesa cattolica, segno di quanto rispettato fosse diventato quel personaggio anomalo che era stato a lungo contestato dalla politica tradizionale.
Morì a Roma il 19 maggio 2016 all’età di 86 anni, lasciando in eredità tutte le proprietà in suo possesso (Lista Pannella, Radio radicale, e immobili del partito) ad alcuni fedeli militanti.
Scritti e discorsi
Pannella su Marco Pannella, Roma 1977; Scritti e discorsi 1959-1980, Milano 1982; Come nasce un partito. Lettere da Parigi (1960-1962), a cura di A. Bandinelli, Napoli 1997; Contro i crimini di regime. Interventi parlamentari 1980-1986, a cura di L. Palazzolo, Milano 2007; con S. Rolando, Le nostre storie sono i nostri orti (ma anche i nostri ghetti), Milano 2009; con M. Angioli, Una libertà felice, la mia vita, Milano 2016; La rosa nel pugno. Interviste e interventi, 1959-2015, a cura di L. Palazzolo, Milano 2016.