“Essere per la poesia. Difendere il proprio lavoro e quello altrui. […] Io amo la
poesia e, quindi, scrivo quella che non trovo. Quella che trovo me la leggo, la
amo, la difendo, la diffondo.”
FRANCESCO SCARABICCHI (1951-2021)
Non è un caso se "Testo e Voce", la ricerca da me intrapresa per Letterature Indipendenti nell’ottobre del 2019 – e qui ripresa nella rubrica "CORALE: SETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA" nella preparazione della prevista pubblicazione antologica, che sigillerà questo mio lavoro al termine dell’anno 2025 –, che parte dall'esigenza di riportare la poesia alla sua funzione orale (perché la poesia si misura con l'orecchio e si verifica con il corpo, necessariamente), prende in prestito questa epigrafe da Francesco Scarabicchi, poeta assoluto, vale a dire che ha sempre operato nel pieno della Vita, fino al suo ultimo giorno su questa terra, il 22 aprile 2021: il prestito mi è stato necessario perché le poesie del Maestro di Ancona sono delle precise scatole sonore.
E ho raccolto, come potevano le mie sole mani, questo testimone ideale per tentare di proseguire il suo discorso a proposito di una poesia che sia comunitaria, che leghi gli uomini di ogni epoca e luogo e lingua (Scarabicchi era anche paziente traduttore dall'inglese e dallo spagnolo: Shakespeare, Lorca, Machado).
"La Poesia non ha bisogno dei poeti; la Poesia si salverà da sola", ebbi a dirgli durante il nostro primo e unico incontro, proprio sull'uscio del Teatro delle Api di Porto Sant'Elpidio, mentre la notte si era fatta già il 29 settembre del 2013 e lui si accendeva una sigaretta, ma a questa prima affermazione aggiungo che, però, i poeti hanno bisogno della vicinanza degli uomini. Lui, generoso e moderno come nessuno nel piccolo mondo antico delle Lettere Italiane, mi ascoltava interessato, ma la prima cosa che tenne a dirmi fu che conosceva molto bene l'Abruzzo perché aveva passato gran parte dell'infanzia a Ortona, dove il papà si era trasferito per lavoro, genitore perduto purtroppo prematuramente, quando il poeta aveva solo 10 anni, fatto che ha inevitabilmente segnato la sua vita e la sua opera.
E questa vicinanza degli uomini al poeta è quello che ho avuto il privilegio di sperimentare direttamente il 10 giugno scorso grazie all'invito prestigiosissimo giuntomi dal Centro Studi Francesco Scarabicchi, che ha presentato al pubblico i propri programmi scientifici e proceduto alla cerimonia di intitolazione dell'Anfiteatro edificato in onore del poeta anconetano dall'azienda Arco dei Angeli, che come fondale gode del magnifico panorama del Parco del Conero, Genius loci, fonte sorgiva dell'Opera di Francesco Scarabicchi.
E in questo luogo ai confini del Paradiso, ci si è resi conto tutti che quando ci lascia un poeta deposita in eredità all'umanità un intero mondo, che va conservato, tutelato con ogni mezzo della conoscenza.
Il Maestro Francesco Scarabicchi ci insegna allora che l'opera di un poeta autentico si costruisce in silenzio e che è capace di vivere in gloria anche nell'attenzione di pochi.
Francesco Scarabicchi sarà ricordato - e non ho alcuna incertezza critica nell'affermarlo - come il maggiore poeta italiano di questo XXI sec. e tra i più grandi che hanno abitato il mondo nel suo stesso turno di tempo.
Scarabicchi è un lirico straordinario perché sapeva che la poesia rappresenta il maggiore grado di ascolto possibile all'uomo, e che l'opera del poeta è tutta un lavoro di attese e di ascolto, e lui era capace di lunghissime attese e di altissimi e profondissimi ascolti.
Prima di incontrare la poesia di Francesco Scarabicchi nessuno avrebbe mai messo in dubbio il fatto oggettivo che la Poesia è!un’arte letteraria, ma con lui la Poesia si fa arte plastica, scultorea, oggetto tangibile, non più testo ma pietra dura da scagliare nella vuota aria del mondo: è tutta qui la grandezza di questo poeta; è qui che manifesta la sua superiore naturale matrice, che marca il suo vertice nel 2013 con la pubblicazione di "Con ogni mio saper e diligentia. Stanze per Lorenzo Lotto" dove dà voce al grande veneziano formando un'opera poetica di una solidità estetica etica e morale ineguagliabili, dove il verso raggiunge una tale vocalità da farsi testo drammaturgico, "Un testo da grande teatro", come ebbi a scrivergli in una mail del 20 settembre 2017: confesso, umilmente, che è da quel giorno che ho in animo di trarre una drammaturgia dal magnifico Lotto di Scarabicchi, e la vista dell'anfiteatro a lui intitolato non poteva che ravvivarne la vena, il destino, di una possibile commedia, ma anche il terribile fatto che allo scrittore, seppure abitato da moltitudini, una sola vita in terra è data da vivere.
Il grande artista è colui che dal dolore sa trarne bellezza, proprio la bellezza che ho visto risplendere e raccogliersi in memoria di Francesco Scarabicchi sulla campagna del Conero tra il sole e le stelle di giugno, e in quell'aria rimane, ferma prova, testimonianza.
MASSIMO RIDOLFI
ASCOLTA QUI ALCUNI OMAGGI DI MASSIMO RIDOLFI AL GRANDE POETA DI ANCONA FRANCESCO SCARABICCHI:
LE CALDE COSE, 2019: https://youtu.be/kRJSamPuEaI
PARTENZE, 22 APRILE 2021: https://youtu.be/ah2aS1ekCvM
TELEGRAFO DA QUI, 2021: https://youtu.be/xgrCfaDTVWI