“Un Luna Park spento, è un monumento alle risate perdute”. Così scriveva un poeta rumeno, che aveva dedicato alle “giostre” addirittura una raccolta di rime.
Il Luna Park, in fondo, è una metafora della vita. Di quel nostro girare in cerca di una sprazzo di felicità, nel tentativo di non perdere la nostra parte bambina. Pur senza scomodare Fellini, le atmosfere del Luna Park sono parte della memoria, singola e collettiva, di ognuno di noi.
Questa è la storia di un Luna Park.
Che non c’è più.
Di una giostra… scomparsa.
E non per scelta di un giostraio, né per la crisi o per la pandemia.
Ma per il silenzio.
Il silenzio del Comune di Pineto, con il quale la famiglia Giancola, che da 60anni gestisce il Luna Park a Pineto, non riesce a parlare.
L’ultimo appello, raccolto e amplificato da Italia Viva, è di Massimo, il capostipite.
«Siamo a metà giugno e ancora non riusciamo a montare i giochi e quindi a lavorare - spiega - perché gli amministratori non risolvono i problemi tecnici e noi non riusciamo a parlare con nessuno!».
Problemi tecnici? Ma quali?
«È inutile nascondersi dietro alla sistemazione delle casette per i pescatori adducendo scuse per evitare soluzioni - accusa Italia Viva - lo spazio e le soluzioni ci sono, se necessario, basta chiedere anche alla famiglia Caccianini, uno spazio in comodato gratuito e siamo certi che lo concederebbe. Lavoro e volontà, solo questo ci vuole».
Problema su problema, dunque, per chi opera in un settore che, dopo due anni di pandemia, deve cercare di ripartire per sopravvivere.
«Su tutta la costa adriatica hanno già montato da maggio e sono aperti - accusa Giancola - solo noi non sappiamo cosa dire a chi ci viene a chiedere quando rimonteremo le nostre giostre…».
Durissimo il giudizio di Italia Viva: « Una giunta non può trovare lavoro a tutti, ma non facilitare con i permessi chi un lavoro se lo è inventato, pur di non pesare troppo sull’assistenza sociale, questo non l’accettiamo e negli anni passati noi ne abbiamo dato prova. Il lavoro di amministratore pubblico è una missione, nessuno lo obbliga, ma una volta che accetti, diventa la cosa più importante, prima del tuo lavoro e prima della tua famiglia».