“Vieni, c’è una strada nel bosco…”. Cantava Claudio Villa, quando l’Italia era ancora quella dei sogni e delle speranze. L’eco lontana di quella canzone, accompagnava i nostri passi, mentre, con il passo lieve di chi pregusta un’emozione, ci avviamo verso il piccolo parco di via Matteotti, a Giulianova, in quell’intreccio di alberi antichi che ombreggiano una piccola radura. E in quella radura, avrebbe cantato ancora Claudio Villa… “Laggiù tra gli alberi Intrecciato coi rami in fior C'è un nido semplice Come sogna il tuo cuor”… c’è davvero un nido semplice, che semplice è solo nella misurata struttura, rispettosa della natura e degli spazi, ma in grado davvero di far sognare il cuore. Quella struttura, è “Nemo”, il ristorante & lounge bar che, con la nuova gestione, sta offrendo esperienze gastronomiche di assoluta pregevolezza. Nomen omen, dicevano i padri latini, e in effetti così è per “Nemo”, capace di coniugare la marinara autorevolezza del comandante del Nautilus con la simpatia spontanea del pesciolino Disney. Elegante, ma senza esagerazioni modaiole, confidenziale come una serata tra amici. Nemo è Nemo. Con il palato dischiuso al piacere, con uno spritz di elegante fattura, ci siamo lasciati cullare dalla proposta gastronomica affidata alle scelte ispirate dalla chef Annamaria Caprini, indimenticata assessora moscianese, vera maestra delle alchimie che regolano i regni delle cucine. Nove portate di antipasto, un viaggio emozionale ed emozionante, inedito nelle nostre contrade, nel quale il pesce, assoluto protagonista, è stato declinato con originalità e attenzione, nel rispetto delle materia prima certo, ma anche del gusto di una clientela che non pretende esasperazioni d’originalità, ma saporite certezze. Tris d’avvio, con tartare di tonno rosso e salsa delicatissima, scrigno di polipo e patate che evoca familiari memorie e un superbo gambero addormentato su un cuscino di vellutata. Il crostone di alici e pesca, è una promessa, l’avvio di un viaggio che riserverà soreprese. Lo spada burger che segue è davvero una sorpresa, un compiuto panino gourmet che occhieggia al mangiare giovane, riscrivendo le regole del fast food, così come fa il “poke” che segue: riso venere con seppia, ceci, pomodorini gialli, pesca, ananas, mela e peperoni, in una miscellanea che racconta delle nostre terre, sospese tra terra e mare, tra sabbia e neve, tra la collina e l’onda. Una passerina sapiente riempie i nostri bicchieri, mentre il gamberone “ebbro” ci regala persistenze di cognac, subito prima che un suo cugino, appena scottato, venga ad offrirsi in una nuvola di delicatissima salsa. Il finale è da applauso, dal baccalà mantecato d’alta scuola coi peperoni con le olive che non spezzano ma amplificano il ritmo marino, al timballino di mare, che è pura estasi. Il viaggio finisce qui, ma è solo un arrivederci, perché la ricchezza dell’antipasto (offerto - va sottolineato - a soli 30 euro) ci nega la possibilità di provare i primi e il resto del menù. Torneremo. Di certo. Ad ascoltare il vento che scivola tra gli alberi, mentre la sera avvolge il parco, lasciando che il sapore si impadronisca di noi.