Nella serata di ieri, 17 agosto, all'interno del carcere di Teramo si è registrata l'ennesima criticità riguardante la sicurezza interna dell'istituto. Due detenuti stranieri di origine magrebina in modo pretestuoso hanno messo in pericolo l’incolumità del personale oltreché degli stessi e degli altri detenuti.
In dettaglio, il primo con la pretesa di uscire dalla cella nella tarda serata (fatto assolutamente vietato all'interno del carcere), di fronte all’imposto diniego del Coordinatore, intorno alle 23.00 tentava di appiccare un incendio all'interno della sezione con delle bombolette di gas il cui acquisto è regolarmente autorizzato dall'amministrazione penitenziaria.
Il secondo detenuto, invece, a rinforzo di quanto causato dal primo, dapprima si provocava ferite profonde su tutto il corpo con delle lamette da barba e successivamente, trasportato presso l'infermeria per il grave pericolo di vita causato, tentava più volte di aggredire l'ispettore coordinatore con lamette da barba minacciandolo ripetutamente di morte (per inciso anche l’acquisto delle lamette da barba è autorizzato dall’amministrazione penitenziaria ed in caso di indigenza provvede la Caritas). Inoltre, il detenuto creava enormi tensioni e disagi per la sicurezza anche presso il pronto soccorso dell'ospedale di Teramo dove era stato scortato, su richiesta medica dell'istituto, da quei pochi agenti di Polizia Penitenziaria in servizio nel turno serale supportati dalla Polizia di Stato, il cui intervento era stato opportunamente richiesto dall'ispettore di Sorveglianza Generale una volta giunti presso il locale nosocomio.
La vera criticità di quanto accaduto non è certamente stata l'aggressività particolarmente violenta dei due detenuti, atteggiamenti questi ormai tipici e standardizzati, che la maggior parte dei detenuti quotidianamente mostra con sfacciata disinvoltura quasi a sentirsi tollerati di fronte ad un corpo di Polizia Penitenziaria inerme, relegato e passivo ad ogni tipo di aggressione che è tenuto a sopportare in funzione di una sbandierata rieducazione che di fatto non c’è o che lo Stato non è capace di attuare.
La vera vergognosa criticità è stata invece che a fare da scorta al detenuto erano quei pochi agenti in servizio ieri sera presso un carcere classificato di "massima sicurezza" di Castogno. Pochissimi agenti a sorvegliare oltre 420 detenuti: Carenza? Mal gestione? Ad ognuno la riflessione sulle cause. Di certo quegli agenti penitenziari ieri sera, come ogni giorno, sono soltanto "carne da macello". Cos'altro dovrà accadere perché l'Amministrazione Penitenziaria cambi rotta? Non osiamo neanche pensarlo. Di certo quegli agenti penitenziari ieri sera, come ogni giorno, sono stati trattati come "carne da macello". Cos'altro dovrà accadere affinché l'Amministrazione Penitenziaria cambi rotta? Non osiamo neanche pensarlo e puntiamo a scongiurarlo.
La Segreteria Provinciale Si.N.A.P.Pe