Se comida - termine spagnolo per cibo - fa rima con movida, è interessante notare come di questi tempi anche a Teramo talebinomio abbia cambiato le abitudini degli over 20 ei suoi effetti si concentrinomaggiormente nell’area centrale di un gozzovigliante Triangolo delle Bisbocce, i cui vertici si potrebbero individuarenello storico ormai affermato“Osteria L’Assenzio”, il neonato ma prorompente “Contempo Bar Experience” e il rigenerato psichedelico “Olmo Food & Drink”.
Per smuovere dal gelido torpore del becero provincialismo teramano,che come una piaga apparentemente indebellabile piegada sempre le coscienze dei nostri concittadini, era forse necessario imbattersi nell’influenza ancora più paralizzante del Covid-19. Edal momento che il panem è sempre una buona idea, sarà per questo che dall’anno scorso nell’immota manet Interamnia hanno iniziato aspuntare come funghi locali in cui il pasteggio si fonde di-vina-mente con il divertimento.Ognuno con la propria personalità ben chiara e definita che si riflette sul servizio da offrire alla clientela. Clientela che,da parte sua, non disdegna o preferisce l’uno o l’altro, ma come un flutto si lascia travolgere dal loro vortice.
Il punto in comune di bistrot tanto diversi è che i proprietari sono giovani imprenditoriche fanno della propria filosofia di vita il loro asso nella manicaeciascuno a modo suo cerca di lasciare in città un’improntacondividendo la sua personalissimaweltanschauung,secondo l’esperienza collezionata a volte anche oltre confine.
“Veni. Vidi. Redii.”direi, riformulando una nota citazione di Giulio Cesare per adattarla alla realtà della nostra tanto odiAmata città.
Tra le miriadi di parole che, scalfendo il mio cuore, si sono scolpite nella mia memoria c’è difatti il caro consiglio di un tale che, tra mestizia ed entusiasmo, anni fa mi esortò dicendo: “Andate, ragazzi, andate! Guardate!... E poi tornate per riportare qui ciò che avete visto e aiutare a cambiare lo status quo.”
Io stessaper lungo tempo ho provato a fuggire da quell’immobilismo piatto e atrofizzante di cui tutti si lamentano, ma nessuno prova a cambiare, figlio di una boria tediante e un’inane vanità, rendendomi conto dopo, però, che per tutti problemi vale una sola regola: memore delle interrogazioni di matematica al Liceo, quando arretrando di uno o due passi rispetto alla lavagna le soluzioni si palesavano da sé ai miei occhi, ho capito che l’unico modo per risolverli è affrontarli da lontano, lanciando prima uno sguardo d’insieme. Allargati gli orizzonti, infatti, è decisamente più facile mettere a fuoco il panorama che si ha davanti e capire quale possa essereil passaggio migliore per dichiarare “Scacco matto” nella partita a scacchi con la vita.
E così dopo aver girovagato insieme allaCuriosità, eccoci tutti a casa, spinti probabilmente da un senso di responsabilità civico e amor patrio, come moderni ultimi romantici,peremozionare attraverso racconti di storie che non passano solo attraverso le parole.
Se dal lunedì al sabato, l’apollineo Manuel Ciardelli, proprietario dell’Assenzio, divincolandosi tra una pentola e una rima, inebria di dionisiaco nettare le gole dei teramani e diletta i palati con la poesia dei suoi piatti insaporiti con passione, dedizione e arte inun ciclico menù settimanale che varia al variare dei prodotti stagionali, il sole nascente di Contempo albeggia sul primo giorno di lavoro illuminando in città angoli di mondo sempre diversi e realizzando un desiderio che dai miei dì in Macerata speravo potesse essere trapiantato a Teramo e adattato, magari, all’autoctona Coppa Interamnia.
Uno dei festival più celebri del capoluogo marchigiano è infatti proprio quello degli Aperitivi Europei, che prevede, entro la prima decade del mese di maggio, tre o quattro serate durante le quali tutti i locali della città si spogliano della loro identità per vestire i pannidi un’altra nazione, di cui assorbono e diffondono usi, costumi e vitto. Un tour d’Europa in un vero e proprio interrail culinario, comodamente da casa. Il lungimirante Lorenzo Palazzese, però,guarda oltreoceano e, attraverso cocktail appositamente studiati per l’occasione abbinati ad assaggi di prelibatezze tipiche, ci accompagna ogni settimana in un viaggio intorno al mondorimanendo tranquillamente seduti in via Mario Capuani.
Ora che l’estate sta finendo,si avverte più che mai nell’aria la mancanza del nuovo Olmo che, dai locali dello storico White Wolfrinnovati secondo il gusto di un melting pot stilistico, speriamo abbia ricaricato i motori in vista della prossima stagione invernale.Considerando il boom delsuo primo annoche lo ha visto protagonista quasi indiscusso del Centro cittadino, i mesi che lo attendono non potranno che essere altrettanto scoppiettanti. Sposando il format delle tapas spagnole, aperitivi di piccole dimensionie – da loro - di enorme ghiottoneria, senza snobbare gli ormai sdoganati e ovunque apprezzati American burgers ma pur sempremantenendo lo sguardo puntato anche verso la tradizione italiana anche abruzzese, sotto gli occhi dell’enorme murales di un Alice in Wonderland versione punk il fine settimana scorre faceto tra le note dei suoi chiassosi eventi musicali.
Tra via Delfico e via Mario Capuani, quindi, batte il cuore pulsante dell’edonismo teramano, quello che vende idee da sballoin un calice di vino.Ma in un Triangolo così di-vino vale davvero la pena perdere la testa. D’altronde, consigliano sempre di impararedivertendosi e per quanto insolito, atipico e trasversale anche questo è un canale culturale per chi sa leggere tra le tazze.
Naturalmente, trovare il modo intelligente di mettersi in gioco non è facile, ma già solo sapere che qualcuno ci stia riuscendo fa pensare che ci siano ancora braci ardenti sotto la cenere. Che non è tutto perduto. Che, forse, un giorno, l’interesse personale possa unirsi a una sopravvissuta volontà di curarsi della res pubblica e del suo benessere, restaurando l’utopia di vivere in una vera politica democratica.
Ma l’importante è iniziare. E per l’attuale degenerazione, questi piccoli passi bastano e avanzano.
Con agosto ormai agli sgoccioli è impossibile non prestare attenzione al frizzantino venticello di settembre che, incanalandosi nel dedalo di vie dentro le mura, ci auguriamo Che sia foriero di altre entusiasmanti novità e come la suadente voce ispiratrice di Calliope non smetta mai di sussurrare "AmaTE".
EUGENIA DI GIANDOMENICO