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image_64834413.JPG“Stazioni senza barriere” recita lo slogan della Rete Ferroviaria Italia (ex Ferrovie dello Stato). “Nelle 620 stazioni più frequentate della rete è in atto un programma pluriennale di interventi di restyling e adeguamenti strutturali e tecnologici” si legge nel comunicato “mirati a favorire la fruizione quanto più possibile in autonomia degli spazi e dei servizi da parte dei viaggiatori con disabilità o a mobilità ridotta”. Dunque, innalzamento di marciapiedi per permettere la fermata a raso dei treni facilitando le uscite delle carrozzelle, installazione di ascensori per l’accesso ai binari ed alle uscite, la creazione di percorsi tattili e l'installazione di monitor e sportelli di biglietteria per informazioni in tempo reale. Progetto davvero bello. Ma qual è la situazione delle stazioni del tratto che da Giulianova conduce verso Teramo? Dire grottesca è fargli un complimento. Oltre ai pochi treni che percorrono l’importante via di collocamento (frequentata tanto da studenti, che da pendolari lavoratori), le stazioni sono stalli di trasporto merci. C’è poco o nulla: nessuna sala d’attesa (gli utenti al freddo ed al caldo attendono i treni sulla banchina), servizi igienici assenti e soprattutto zero opere di abbattimento barriere architettoniche (mancano ascensori o monta scale per raggiungere i binari o le uscite). Un esempio lampante è la stazione di Castellalto Canzano. Dal nome sembrerebbe una stazione dispersa nel nulla. Nulla di tutto ciò: la stazione ricade nel pieno centro abitato di San Nicolò a Tordino ed esce in piazzale Nilde Iotti a ridosso della via principale. La stazione, bella a vedersi all’esterno, è fornita di zero accorgimenti.

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Lo stabile, infatti, non è accessibile e non esiste dunque una sala d’attesa treni, Non ci sono monitor di informazioni in tempo reale ma i buoni e vecchi manifesti con gli orari. Non esistono servizi pubblici e soprattutto è impossibile per i disabili, per le mamme con le carrozzine e per i ciclisti raggiungere il binario 2 dove sovente si ferma il treno verso Teramo o verso Giulianova. “Mi ricordo ancora la sceneggiata di una mamma di un’Estate fa” racconta alterata una pendolare che raggiunge la vicina Giulianova per lavoro “Tornando dal mare la ragazza venne lasciata dal treno al binario 2 e lei scese con un passeggino gemellare avendo due bimbi. Vedendo che non c’era né un ascensore, né un montascale, né tantomeno uno scivolo, ha bloccato urlando il capotreno invocando il sequestro, Lo stesso, visibilmente imbarazzato, ha fermato il treno ed aiutato con il macchinista la ragazza a raggiungere l’uscita alzando in due la carrozzina. E se fosse stato un disabile cosa avrebbero fatto? È vergognoso”. “Il bello” aggiunge un ragazzo studente “è che il marciapiede in questione non arriva per poco nemmeno ai due vicini passaggi a livello. Sembra tutto fatto apposta per creare gravi disagi”. Come dargli torto.

image_64834415.JPGEppure, basterebbero pochissimi fondi per migliorare la situazione. Si potrebbe anzitutto aprire un varco nella discesa dal binario 2 verso la vicina strada che collega alla zona industriale e montare un montascale sulle tre scalinate. “Ho scritto anche al sindaco ed alla giunta per sensibilizzare le autorità locali del grave problema” aggiunge un pendolare lavoratore “ma non ho ricevuto alcuna risposta. Sembra davvero che il problema non interessi a nessuno”. I lavoratori che utilizzano il treno e vanno a lavorare nelle tante fabbriche della vicina zona industriale di S.Atto devono uscire dalla stazione, percorrere un breve tratto di Via Colombo e rientrare nel passaggio a livello pregando che sia aperto. Disagio nel disagio. E tutto questo per non aver aperto una uscita pedonale nella scalinata di accesso ai binari ed alla stazione. Dopo anni di inutili battaglie si chiede alla politica regionale, provinciale e comunale se lo slogan “stazioni senza barriere” sia valido per tutti i comuni d’Italia tranne che per Teramo. Preciso che Teramo città non ha questo problema solo perché è una stazione termini che non ha sottopassi. Per raggiungere i due binari o per uscire.

Mauro Di Concetto