Il calcio teramano partì per la prima volta nella disputa di un campionato ufficiale di calcio della FIGC domenica 17 novembre 1929, con l’A.S. Teramo, costituita il 29 agosto di quello stesso anno, la prima società calcistica organizzata, con presidente Francesco Paolone. La prima squadra affrontata fu l’Emilio Bianchi di Ancona, trattandosi di un campionato di Terza Divisione Interregionale Marche-Abruzzo. I giallorossi (questi erano i colori sociali dei teramani, quelli della Roma, di cui erano tifosi quanti avevano dato vita alla società) pareggiarono 1-1, (primo tempo 0-0), andando in goal per primi al 5’ del secondo tempo con l’ala Ulissi. La partecipazione del pubblico fu soddisfacente e fruttò un incasso di 1.413 lire. Il costo dei biglietti non era alto: 8 lire quello intero, 5 lire quello ridotto, 5 lire per il biglietto intero dei secondi posti e 3 per quello ridotto. Nel corso della stagione il record di incasso si avrà nell’incontro con l’Excelsior Fabriano, domenica 6 gennaio 1930 (vinto per 1-0) e sarà di ben 2.405 lire.
Un’inchiesta amministrativa e una crisi societaria portarono allo scioglimento della ‘A.S. Teramo, pertanto ci fu una prima “ripartenza”, con una nuova società, l’A.S. Gran Sasso, che partecipò al campionato di Seconda Divisione Interregionale Marche-Umbra-Abruzzo con nuovi colori sociali, il bianco e il rosso, restati poi immutati. Presidente della società era Vincenzo Savini. La prima partita di campionato si svolse sul Comunale teramano e vide i teramani battere 4-1 il Tiferno di Città di Castello. Dopo soli 18’ andò in goal per la Gran Sasso il centravanti Di Matteo, al 4’ della ripresa raddoppiò la mezzala Gaiani II, che segnò il terzo goal dopo che gli umbri avevano accorciato le distanze con Martorini. L’ultima rete venne segnata per la Gran Sasso ancora dal centravanti Di Matteo.
Un’altra crisi societaria portò all’abbandono da parte dell’A.S. Gran Sasso dell’attività calcistica: la maggior parte dei dirigenti erano contrari al fatto che per il calcio si trascurassero le altre attività sportive alle quali da tempo l’Associazione si dedicava. Così tutti i giocatori vennero ceduti e Teramo rimase senza una squadra di calcio. Sarebbe stata necessaria una nuova “ripartenza”, ma il calcio abruzzese stava attraversando un momento di crisi e il campionato di Terza Divisione non si avviò. Alla data del 15 febbraio 1932 risultavano iscritte sette squadre (tra cui una squadra della Gran Sasso Teramo), che si ridussero a tre, troppo poche per dare inizio ad un torneo e non si fece in tempo nemmeno ad organizzare un campionato dell’ULIC (Unione Libera Italiana Calcio), che era antagonista alla FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio), come invece avvenne in altre province. Ma nel 1933 il Campionato dell’ULIC venne disputato e vi partecipò una squadra teramana, denominata semplicemente Teramo, affidata all’allenatore Mario Piselli e gestita direttamente dall’Ufficio Attività Sportive del Comando Federale dei Fasci Giovani di Combattimento. Il Campionato Uliciano, che aveva in palio per la squadra vincitrice la Coppa Dino Danesi, partì domenica 5 marzo 1933, ma nella prima giornata l’incontro Montorio-Teramo venne rinviato e così la prima partita per i teramani fu quella interna con il Nereto, che si disputò domenica 12 marzo 1933 e terminò con una altisonante vittoria per 10-0.
Nella stagione successiva ci fu una nuova ripartenza, perché la squadra che aveva partecipato al Campionato Uliciano si sciolse e risorse l’A.S. Gran Sasso che nel Campionato di Seconda Divisione Abruzzese della FIGC del 1933-34, con presidente Aldo Villani e allenatore Mario Piselli, esordì con un pareggio esterno 1-1 sul campo dell’Aquila II, andando in goal con l’ala sinistra Cecchi. Nella stagione 1934-35 la Gran Sasso partecipò onorevolmente al Campionato di Seconda Divisione Abruzzese, ma nel maggio del 1935 la Gran Sasso morì, anche per la partenza della maggior parte dei dirigenti e dei giocatori richiamati nella guerra in Africa Orientale. Teramo rimase senza una squadra di calcio e agli appassionati non restò che prendere parte o assistere al Torneo dei Rioni, vinto dalla squadra di Porta Romana.
Nell’ottobre del 1936 si ebbe l’ennesima “ripartenza”, con la nascita dell’A.S. Interamnia, presieduta da Francesco Paolini, che entrò in crisi ancora prima di prendere parte al Campionato di Prima Divisione Abruzzese 1936-37. Paolini si arrese alle difficoltà e passò la mano ad un nuovo presidente, Romolo Lucangeli, mentre si progettava un nuovo stadio, da favola, che non venne poi mai realizzato. Fortunatamente, il campionato cominciò in ritardo, solo domenica 14 marzo 1937, e per la squadra teramana con una sconfitta di misura esterna con l’Aquila II (0-1). Per la stagione 1939-1940, Campionato di Serie C, la società calcistica teramana ebbe una nuova denominazione, diventando A.S. Teramo, e un nuovo presidente, avendo Carlo Sartori passato la mano a Federico Cesaritti. Sia la denominazione che la continuità societaria restarono inalterate fino all’interruzione dell’attività calcistica causata dallo scoppio della seconda guerra mondiale.
L’ennesima “ripartenza” del calcio teramano la si ebbe il 28 agosto 1944 con la rinascita dell’Interamnia, presieduta da Telemaco De Merolis, la cui squadra prese parte al Campionato Nazionale Misto Abruzzese 1944-45, affrontando alla prima giornata in campo esterno il Vasto. Scioltesi sia l’Interamnia che la squadra, per il campionato della stagione successiva 1945-46, Prima Divisione Abruzzese, ci fu bisogno di una nuova “ripartenza”, e così nacque la Libertas Teramo, con presidente Ernesto Fumo, che si trovò ad affrontare squadre come Francavilla, Giulianova II, Montorio, Pescara II, Montesilvano, Roseto e Pianella.
Nella stagione successiva, ci fu un’ennesima “ripartenza”, con una fusione tra la Libertas Teramo e quanto era rimasto della Gran Sasso Teramo. Nacque la S.S. Teramo, con un consiglio di reggenza che restò in carica fino all’autunno 1947, quando divenne presidente. Eugenio Tattoni. Finalmente si ebbe una continuità societaria che, tra alti e bassi e periodi di consigli di reggenza e di commissariamento, durò fino al 21 agosto 1968, quando dalla fusione tra S.S. Teramo e G.S. Interamnia (sorta nel frattempo da qualche anno), protagoniste di accesi derby stracittadini, nacque l’U.S. Teramo, che restò in vita fino all’autunno del 1973, quando diventò Teramo Calcio S.p.a, con presidente Francesco Lombardi. Fu la società che, molti anni dopo, con presidente Romy Malavolta, si avviò verso il fallimento, che arrivò, con conseguente revoca dell’affiliazione alla FIGC avvenuta il 30 giugno 2009 sotto l’ultimo presidente Sergio Corrado, subentrato a Malavolta, il 3 luglio 2008.
La nuova, ennesima “ripartenza” avvenne il 20 luglio 2008 grazie a Sandro Martegiani, primo presidente della fondazione della A.S.D. Real Teramo, passata poi nelle mani del nuovo patron e presidente Luciano Campitelli. Da questi riportata, con la nuova denominazione Teramo Calcio 1913, dal Campioanto di Promozione Regionale (prima partita vinta in trasferta 3-0 a Castelnuovo Vomano con allenatore Antonio Valbruni) ai fasti della Serie C, con entusiasmanti promozioni in serie, e quasi a quelli della serie B (conquistata sul campo e revocata a tavolino per illecito sportivo), la società venne ceduta nell’estate del 2019 a Franco Iachini. Questi in soli tre anni l’ha portata alla rovina sportiva e alla scomparsa, con la perdita della serie C e dell’affiliazione alla FIGC, successiva al passaggio del 60% delle quote societarie ai fratelli Davide e Mario Ciaccia e all’assunzione prima del ruolo di amministratore delegato e poi di presidente a Massimo Chierchia.
Ci troviamo ora di nuovo all’ennesima ripartenza, dal Campionato di Promozione Regionale, al quale prenderà parte una nuova società, denominata SSD Città di Teramo, presieduta da Edy Rastelli, che si presenterà domani sera giovedì 15 settembre 2022 in Piazza Martiri e disputerà la sua prima partita sabato 17 settembre 2022 contro la squadra del Piano della Lente, la società calcistica di un quartiere teramano, sul campo sportivo di Montorio, non essendoci sul territorio comunale di Teramo un altro terreno di gioco adeguato e a norma oltre allo Stadio G. Bonolis”, indisponibile per la nuova società sia per gli alti costi di affitto sia per l’astio e il risentimento dei tifosi teramani nei confronti del gestore, Franco Iachini, ritenuto responsabile come patron e presidente del fallimento sportivo (non ancora giudiziario) del Teramo Calcio 1913, restato nel cuore di tutti per la sua storia e la sua valenza e cancellato dal calcio professionistico, sommerso da una serie quasi infinita di ricorsi tutti respinti.
Ci sono state così tante ripartenze nella storia del calcio teramano, che non si capisce perché questa volta ci sia una ostinata ritrosia di una gran parte della tifoseria teramana ad accettare la nuova ripartenza (non presenziando alla presentazione della nuova squadra e alle prime partite di campionato), e a convincersi che le società passano ma la passione resta, che la vecchia società è morta e che si deve festeggiare la nuova appena nata. E’ come se in Inghilterra non ci si volesse convincere che la Regina Elisabetta è morta e che il nuovo re è Carlo III.
Elso Simone Serpentini