"Non si puo' moriore per un lavoro". Non è più possibile accettare queste situazioni. Da gennaio ad oggi in Abruzzo sono morte 11 persone sul lavoro. I sindacati ribadiscono che bisogna mettere in agenda il tema della sicurezza sui luoghi del lavoro moltiplicando gli sforzi dei sindacati stessi ma anche delle istituzioni. Occorre investire di più e meglio.
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Uomini sdraiati a terra, su lenzuoli e bandiere, come morti. Fiaccole accese a fargli da contorno e una sirena da fabbrica che suona in segno di lutto.
Così stamattina circa 300 lavoratori in piazza Martiri, a Teramo, hanno denunciato le morti sul lavoro a pochi giorni dalla tragedia di Mosciano S.Angelo, in cui un operaio è morto schiacciato da una lastra. Uno sciopero organizzato da Cgil Cisl e Uil, i cui territoriali sono stati tutti presenti. "Nel 2022 sono già stati superati i 450 morti sul lavoro e l'anno ancora non finisce. È una mattanza che va fermata subito. Basta dire "basta", bisogna agire", così Marco Boccanera, segretario Interregionale Fim Cisl Abruzzo e Molise. "Dalla politica riceviamo solo proclami e nessuno parla di morti sul lavoro in questa campagna elettorale. I soldi del bonus 110% potevano essere utilizzati per il settore, invece sono serviti solo per rifarsi la seconda casa. Mentre questi operai non sono tornati a
casa per un pezzo di pane. Lo stipendio medio è di 1400 euro al mese. Nel 2021 abbiamo presentato un documento alla Prefettura di Teramo, ma è rimasto carta straccia. Bisogna agire anche in fretta con il Prefetto", conclude Boccanera. Gianluca di Girolamo segretario Uilm metalmeccanici di Teramo: "Quando c'è infortunio non muore solo un uomo, ma un'intera famiglia. Siamo nel paese delle scorciatoie per il profitto. La sicurezza deve essere la condizione base di lavoro. È troppo facile politica è fare proclami il giorno dell'incidente e il giorno dopo dimenticare tutto". L'adesione allo sciopero è stata alta, il corteo ha sfilato per il corso San Giorgio e si è poi radunato in piazza Martiri. Un grido unito alla tragedia del territorio, ma anche a quelle dalla nazione. "Non si può contrattare nulla se non ci sono i lavoratori in vita", ha detto Natascia Innamorati segretario generale FIOM Cgil Teramo. "Alle istituzioni bisogna chiedere di investire per controllare. Per Luana, per Tonino, per Lorenza e tutti gli altri morti, bisogna fare subito giustizia. Non si possono aspettare gli anni dei tribunali, in cui si modificano anche i fatti accaduti". Conclude Innamorati.
La strage delle morti sul lavoro non si ferma. Lunedì 13 settembre2022 un'altra tragica morte è avvenuta nella nostra regione. Tonino Fanese, operaio di 49 anni con moglie e tre figli, è morto schiacciato da un macchinario alla Metallurgica Abruzzese di Mosciano Sant’Angelo (Te), la fabbrica dove lavorava. Di fronte alla carneficina che è sotto gli occhi di tutti è sbagliato e inaccettabile derubricarequeste tragedie a incidenti o fatalità. Troppo poco si fa e troppo si lascia correre nelle aziende e nei luoghi di lavoro. Non c'è più tempo per le parole. Occorrono risorse adeguate e azioni concrete da parte della politica, delle istituzioni e degli organi competenti. Occorre rafforzare gliorganismi di controllo e di ispezione. Occorre coltivare e aumentare lacultura del lavoro sicuro e dei diritti. Occorre che le risorse per l'innovazione che vengono date alle aziende siano vincolate all'adozione di misure sulla sicurezza. La FIOM Abruzzo Molise si stringe attorno alla famiglia di Tonino e esprime solidarietà a tutta la comunità teramana così tragicamente colpita.
Coordinamento FIOM Abruzzo Molise