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Fa già freddo ed in alcuni comuni montani c'è anche la neve ma i termosifoni non si potranno accendere prima del 22 ottobre (prima accensione consentita altrimenti la data è quella dell'8 novembre) per il piano di contenimento dei consumi energetici che impone un'ora in meno al giorno di accensione dei termosifoni e quindici giorni complessivi in meno nell'arco dell'inverno, cioè avvio posticipato di una settimana e anticipazione di 8 giorni dello spegnimento primaverile, ospedali e scuole compresi anche se le materne e gli asili nido sono esclusi dalle limitazioni.

È vero che i sindaci, con propria ordinanza, possono derogare alla normativa generale (secondo il Dpr 74/2013), ampliando o riducendo, a fronte di comprovate esigenze, i periodi annuali di esercizio e la durata giornaliera di attivazione degli impianti termici, nonché stabilire riduzioni di temperatura ambiente massima consentita sia nei centri abitati sia nei singoli immobili. Ma, come accaduto ad esempio all'Aquila, con una recentissima circolare del sindaco Pierluigi Biondi, scrive Il Centro oggi, ai dirigenti scolastici, a meno di nevicate improvvise le maglie del nuovo decreto del governo non saranno facilmente ampliate come avveniva spesso in passato. Dunque che fare? Batteremo i denti soffrendo o i nuovi parlamentari, si occuperanno anche di questo enorme problema tutto italiano: gli aumenti di gas e luce?

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