E’ Massimo Dell’Orletta, 69 anni, conosciutissimo professionista con studio a Roseto, il commercialista finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta su presunte procedure falliimentrai “pilotate”. Nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Stefano Giovagnoni figurano anche i nomi di altre cinque persone, indagate a vario titolo, ma sull’identità delle quali per ora c’è il massimo riserbo. Un riserbo che si estende a tutta l’inchiesta, che potrebbe riservare sorprese anche eclatanti nei prossimi giorni, qualora ovviamente il quadro accusatorio trovasse le relative conferme. Nell’epoca triste dei tritacarne social, infatti, è necessario ribadire come l’apertura di un’inchiesta, così come lo stesso arresto, non sono affermazioni di colpevolezza, ma atti necessari all’accertamento della verità, che potrebbe essere anche del tutto favorevole alle persone coinvolte. Fatta questa precisazione, torniamo all’inchiesta: Massimo Dell’Orletta è ai domiciiari per l'ipotesi di reato di “interesse privato negli atti di un fallimento”, che rimanda al regio decreto del 16 marzo del 1942, che all’articolo 228 recita: «il curatore che prende interesse privato in qualsiasi atto del fallimento direttamente o per interposta persona o con atti simulati e' punito …».
Nel caso specifico, secondo la Procura, che avrebbe preso le mosse da una denuncia, il Dell’Orletta, nella sua veste di curatore fallimentare o commissario giudiziale, in più procedure, avrebbe compiuto delle irregolarità, favorendo l’acquisto a prezzi ridotti dei beni di proprietà delle aziende fallite a società i qualche modo legate allo stesso professionista rosetano, magari attraverso la presenza di un familiare o di amministratori di facciata. Per difendere le sue ragioni, Del’Orletta si è affidato all’avvocato teramano Fabrizio Acronzio che, ovviamente, essendo alle primissime battute del caso, non commenta il provvedimento adotatto, ma sta già lavorando alla ricostruzione di tutta l’attività del suo cliente, allo scopo di accertare la verità.