Se nel resto d'Italia ci sta la brina, all'Abbruzzo ci sta la...uazza. Inizia direttamente dalla copertina il viaggio nel primo abbecedario in rigorosa lingua abruzzese, un vademecum didattico ideato da Stefania Di Claudio, originaria di Castelli (anzi, della frazione Villa Rossi per essere più precisi) Direttore dei servizi generali amministrativi dell'Istituto comprensivo di San Nicolò a Tordino. Un'idea geniale che ha conquistato, nel giro di pochissimi mesi, l'interesse da parte di molte insegnanti delle scuole elementari abruzzesi. E c'è un Comune, quello di Chieti, che ha già chiesto di poterlo distribuire in tutte le classi prime delle scuole cittadine.
"Le mie sorelle mi raccontavano sempre dei loro pomeriggi intente a spiare le lezioni serali delle anziane di Villa Rossi intente a riconoscere e tradurre in dialetto le lettere dell'alfabeto. E allora c'era mia nonna, ad esempio, che davanti alla lettera I rispondeva la 'mmittella, o chi alla E associava la ierva...insomma, risate si, tante, quelle delle mie sorelle eppure mai come oggi ci accorgiamo che tanti, troppi, bambini e adolescenti conoscono pochissimo il dialetto. Ed è un peccato, il dialetto deve rimanere un patrimonio della nostra Cultura" dichiara Stefania Di Claudio, appassionata di arte e tradizioni. Ecco che l'idea di portare l'A(bbruzzo)becedario in classe, tra i più piccoli, può diventare davvero vincente.
E non chiamateli bambini, all'Abbruzzo ci sta li... bardasce