In principio, furono i vasi. Anzi: i quadrati di cemento, nati per le condutture sotterranee, che il Comune usava per limitare i parcheggi e proteggere i pedoni. E le auto li sfasciavano.
Poi vennero i grossi vasi di via Capuani, che dovevano “proteggere e arredare”. E le auto lo sfasciavano.
Poi vennero i panettoni di piazza Martiri, con le loro catene. E le auto li spostavano.
Poi vennero i paletti di ferro scuro, messi senza un vero criterio, così alla “dove serve”, un po’ ad occhio. E le macchine li spezzavano.
Infine, vennero i paletti di plastica arancione. E furono ovunque. Una vera invasione. Spuntano ovunque: dietro una curva, davamti ad un parcheggio, in mezzo alla strada. Una specie di fioritura spontanea, si spera utile, ma totalmente distonica rispetto all’arredo urbano teramano. Non se ne discute l'utilità, ma la tipologia: se ne potevano trivare di molto migliori e, soprattutto, di molto più adatti ad un centro storico come il nostro. Ma al Comune sono piacuti questi... forse stanno bene col blu delle onnipresenti strisce dei parcheggia a pagamento. Paletti a raffica. È roba da pista dei go-kart, da deviazione autostradale, da gimkana francese, da lavori in corso.
Da Teramo città, adesso.