Questa notte abbiamo dormito un’ora in più, ma da oggi abbiamo un’ora di luce in meno. È l’effetto del ritorno all’ora solare, che è scattato — come ogni anno, dal 1996 in avanti — l’ultima domenica di ottobre, e dunque oggi.
Le lancette sono state spostate indietro di un’ora alle 3, durante questa notte. L’indicazione vale per i dispositivi analogici (come sveglie, orologi da polso o da parete) e per tutti quelli non connessi a Internet (ad esempio per gli orologi di microonde o altri elettrodomestici, automobili etc), mentre tutti quelli «smart» — compresi telefoni Android e iOS, computer e tv connessi a Internet, smart-watch — si sono adeguati automaticamente.
Il passaggio dall’ora legale all’ora solare, quindi, è avvenuta anche quest’anno, sebbene l’oscillazione tra le due fasce orarie sia oggetto di dibattiti ormai da tempo, nel nome dei vantaggi per i consumatori, l’ambiente e l’economia. Nel 2018, il Parlamento Europeo aveva condotto un’indagine in merito interpellando direttamente i cittadini europei: l’84% di loro si era detto a favore dell’abolizione del cambio dell’ora. La Commissione Ue aveva raccolto la sollecitazione in una proposta formale indirizzata alle altre istituzioni europee, ma da allora non ci sono stati passi avanti. Pochi mesi fa, però, si è tornati a parlare dell’idea quando la Società italiana di medicina ambientale (Sima) ha chiesto al governo — allora guidato da Mario Draghi — di istituire l’ora legale tutto l’anno.
Tornare all’ora solare sarebbe un vantaggio in termini di risparmio energetico. Ma c’è modo di quantificarlo? Ci ha provato il Centro Studi di Conflavoro Pmi, secondo cui «mantenere l’ora legale farebbe risparmiare 2,7 miliardi di euro nel 2023 sui consumi dell’elettricità». Questo significa che potrebbe ammortizzare, almeno in parte, il caro energia che sta mettendo in difficoltà molte imprese del Paese.