Fino a cento anni fa Castelli, Teramo, l'Abruzzo, l'Italia avevano una grande personalità: Felice Barnabei (1842-1922). Perle come gli scavi di Pompei (cui partecipò in parte), i bellissimi scavi di Ercolano (che scoprì ed eseguì nel 1878), il museo romano delle terme di Diocleziano, il museo etrusco di Villa Giulia, il museo internazionale della ceramica a Faenza, la collezione Gentile-Barnabei al museo Getty di Los Angeles, la Scuola D'Arte Ceramica Francescantonio Grue di Castelli(Te) (oggi Liceo Artistico del Design, in pericolo di spopolamento), il finanziamento del muraglione di Castelli e 150 pubblicazioni archeologiche arricchiscono oggi l'Italia e meritano di essere curate.
Il centenario della morte (29/10/1922) di Felice Barnabei sarà commemorato a Castelli (via dell’artigianato in fondo, sala Finizi della ICIET) dalle 9:30 di sabato 5 novembre (cominciando con visita alle 5 ceramiche tratte dai Simonetti dagli spolveri dei Gentile di Castelli (XVII-XVIII secolo) che Barnabei aveva fornito nel 1903 al Museo Paul Getty di Los Angeles). Seguiranno relazioni di esperti nazionali e discendenti sulla vita e le opere del professore.
Barnabei nacque a Castelli da una famiglia di ceramisti con sei figli, che riuscì a far studiare all'università i due figli maschi. Già ad 11 anni, alle scuole medie a Montorio dipinse un piatto di ceramica che vinse il premio della Provincia di Teramo. Arrivato al ginnasio a Teramo fu scoperto dal farmacista Quartapelle, che, stimandolo per le sue qualità eccezionali, gli pagò gli asini per recarsi da Castelli a Teramo (e viceversa), dove frequentò anche lo studio di un pittore.
Diplomatosi al liceo, amico della poetessa Giannina Milli, superò gli esami di iscrizione alla prestigiosissima Scuola Normale di Pisa, dove si laureò in Lettere e Filosofia, con una tesi di archeologia ceramica. Insegnò per alcuni anni latino e greco a Roma (anche in privato, scelto per la regina Margherita) e a Napoli, visitò la fabbrica di ceramica Richard Ginori a Firenze, da cui fu respinto col timore che esportasse alcune creazioni a Castelli. Entrò a far parte della direzione generale delle Antichità e Belle Arti del Governo, da cui promulgò la prima legge per la protezione dei beni culturali. Fu mandato a Pompei per coadiuvare come segretario Giuseppe Fiorelli negli scavi. Più tardi lo sostituì, diventando direttore generale. Scoprì Ercolano nel 1878 ed eseguì gli scavi completi di questa città. Intanto coltivava i privati collezionisti, sviluppando l'idea dei musei pubblici. In breve riuscì a raccogliere abbastanza reperti per mettere insieme il Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano. Poco dopo riuscì a ricomprare dai collezionisti (scavatori illegali di tombe) abbastanza vasi etruschi da arredare Villa Giulia e farne il Museo Nazionale Etrusco a Roma (V. scritto di Filippo Delpino, etruscologo del CNR, che sarà letto durante la commemorazione).
Ben introdotto nella Giovane Italia (aveva incontrato Mazzini a Londra), fu eletto al Parlamento per cinque legislature, quattro per Teramo ed una per Atri(Te), diventando il più grande politico della provincia di Teramo.
Fondò anche il Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, la cui storia racconterà per iscritto la direttrice, dr.essa Claudia Casali. Non si sa se Barnabei abbia studiato a Castelli i ruderi e la biblioteca dell'antichissimo (IX secolo) convento di San Salvatore, ma molti suoi archivi devono ancora essere studiati e c'è materiale per la tesi di laurea: “L’archeologo F.B. e i ruderi dell’antico convento di San Salvatore nel suo paese”. Si tratta di una interessante ricerca documentaristica in tre archivi da fare a Roma.
Il convento citato ebbe anche una ricca biblioteca amanuense (libri dipinti a mano), che gli permise di organizzare nel medioevo i primi studi a livello universitario, possibile argomento di un’altra tesi di storia e archeologia: “Storia della biblioteca amanuense dell’antico convento di San Salvatore a Castelli(Te)”
F.B. ospitò a casa sua per qualche tempo a Roma Giuseppe Verdi e (non insieme) Giovanni Pascoli, che spinse a vincere la cattedra a Bologna. La regina Margherita lo stimolò a fondare la Scuola D'Arte Ceramica a Castelli, come egli riuscì a fare nel 1906 con Beniamino Olivieri e Giovanni Fuschi (personaggi di Castelli) e l'Associazione dei Poveri di Teramo.
È sorprendente che da un piccolo paese (sebbene con tradizioni d'arte ceramica e di cultura [mi riferisco alla biblioteca amanuense di San Salvatore]) nasca un tale genio. Ma già Castelli aveva avuto nel XVI secolo il Cardinale Silvio Antoniano, che studiò nella biblioteca amanuense, scrisse il primo testo di pedagogia e corresse le opere di Torquato Tasso, e Francescantonio Grue, che oltre ad essere un grande pittore su ceramica, nel XVIII secolo si ribellò ai Mendoza e alle loro tasse, fu incarcerato a Napoli e continuò a produrre ceramica in carcere . E ovviamente i molti altri pittori ceramisti famosi della sua storia, e Concezio Rosa (1824-1876), medico precursore della moderna paleontologia, che raccolse circa 20.000 reperti risalenti al Paleolitico (fino ad un milione di anni fa) ed al Neolitico (9000-4000 anni fa). Nel 1865 in Val Vibrata scoprì un villaggio di capanne del tardo Neolitico. 5000 pezzi della collezione Rosa diedero origine al museo Pigorini di Roma, altri sono in Francia, a Bologna, Perugia e Firenze.
Teramo e Castelli devono essere degne di questa storia partecipando alla valida commemorazione di Felice Barnabei il 5 novembre prossimo a Castelli. Si allega il programma.