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Screenshot_2022-12-01_alle_20.09.28.pngChi era Aligi Sassu? L’artista che si è firmato con il colore, sperimentandolo nella pittura, nella scultura, nella ceramica.
Fino al 15 Dicembre 2022, presso la Sala Ipogea di Piazza Garibaldi, sarà possibile ammirare la mostra “Il gran fuoco di Aligi Sassu”, esposizione di ceramiche dell’artista di adozione milanese, donate a Castelli nel 2008 dai coniugi Paglione e, a seguito del terremoto de L’Aquila del 2009, esposte nel Museo Aligi Sassu di Atessa.
E’ purtroppo notizia recente quella dell’improvvisa morte del gallerista e mecenate di origine chietina Alfredo Paglione. Cognato di Aligi Sassu e suo gallerista, Paglione è stato figura chiave dello scenario artistico del secondo Novecento poiché, intorno alla sua Galleria di Milano (Galleria 32), erano soliti riunirsi letterati come Moravia, Sciascia, Ungaretti, Buzzati e gravitare esposizioni di artisti del calibro di Picasso, Fontana, Levi, Guttuso, Manzù, lo stesso Sassu.
L’importanza della mostra di Teramo, in un momento di grande fermento culturale della città, è non solo far conoscere maggiormente la figura di Sassu ma coniugare la sua arte alla tradizione della manifattura ceramica castellana del territorio teramano (discorso già iniziato negli anni passati con mostre come “La fragile bellezza” a cura di Giuseppe Matricardi e Stefano Papetti alla Pinacoteca Civica).
Castelli vanta una tradizione secolare nel campo dell’arte ceramica con famiglie di ceramisti che hanno attraversato la storia dal Cinquecento all’Ottocento: i Fuina, i Gentili, i Grue, i Pompei, con botteghe da cui sono uscite opere note ed esposte nei musei italiani e mondiali (per citarne solo alcuni, il MIC di Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, e l’Ermitage di San Pietroburgo). Caso unico al mondo è inoltre il soffitto della Chiesa di San Donato, nota come “La Cappella Sistina della Maiolica”, per la presenza di 800 mattoni decorati nel Seicento con scene di vita di Santi, Cristo, Maria e dell’Antico Testamento.
Sassu era molto affascinato dal borgo di Castelli e dall’attività ceramica, avendo avuto esperienze di apprendistato ad Albisola, in Liguria, a soli 27 anni, presso la fabbrica di Tullio Mazzotti, momento in cui approdò alla scultura e alla ceramica e dove scoprì le potenzialità della materia, esplicata in temi mitologici, nei quali spesso troneggiano figure di cavalli, suoi ricordi d’infanzia.

Screenshot_2022-12-01_alle_20.11.02.pngSe ne esaltano la plasticità, la vitalità, il colore, che in fondo richiamano il primo approccio futurista della sua poetica (vd Umberto Boccioni, “Forme Uniche Della Continuità Nello Spazio”). Il realismo è ora accentuato, la pennellata è veloce e corposa, il linguaggio essenziale.

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Ma chi era Aligi Sassu e in quale contesto storico artistico è vissuto? Per spiegarlo è necessario guardare l’arte in Italia tra le due guerre, così legata alla perdita dell’autonomia degli artisti. Sono quelli gli anni della proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, Giovanni Gentile, di fondare l’Istituto nazionale fascista di cultura, contro ogni forma di disaccordo nei confronti della fedeltà al regime. Ecco allora vari esempi di trasformazione dall’Avanguardia (Cubismo, Fauve, Futurismo, Avanguardie Russe, Espressionismo, Astrattismo, Dadaismo, Surrealismo, Bauhaus) a forme di ritorno all’ordine, con un figurativismo di matrice tradizionalista. Da Carrà a De Chirico, fino alla Scuola romana, detta Scuola di via Cavour (Scipione, Mario Mafai, Antonietta Raphael, Mirko, Afro, Pirandello, Fazzini), è recuperata e valorizzata l’arte classica antica. Le figure diventano monumentali, plastiche, quasi a richiamare la tradizione etrusca. Nasce in Italia il Movimento “Novecento” formato da sette pittori, capeggiato da Margherita Sarfatti, che grazie al legame con Benito Mussolini, cercò di far riconoscere come arte ufficiale del regime quella del gruppo. La sua influenza nei confronti del Duce andò tuttavia scemando a poco a poco e il regime divenne sempre più intollerante verso le arti. In quegli anni si assiste ad un proliferare di gruppi, associazioni culturali, riviste ostili al Futurismo e al Gruppo Novecento: Il Selvaggio, fondato da Mino Maccari e Leo Longanesi nel 1924, il Gruppo dei Sei, tra cui l’esponente più noto Carlo Levi, il gruppo del Chiarismo, chiamato così dall’impiego di schiariture di colore con tratti impressionisti, che sosteneva giovani artisti e diffondeva le idee del Bauhaus, maggiore movimento innovativo di architettura e design ideato da Walter Gropius in Germania; chiarismo che vide tra gli interpreti anche il nostro, un giovane Aligi Sassu, incisore, pittore, scultore, ceramista.
Di Origini sarde, influenzato dal periodo nuragico e ancestrale, milanese di adozione, appassionato di ciclismo (soggetto a lui caro), da sempre reazionario nei confronti dell’accademismo artistico, a soli 16 anni, fu invitato da Filippo Tommaso Marinetti a partecipare alla Biennale di Venezia. Marinetti è l’esponente principale del Futurismo, movimento d’avanguardia culturale, in senso lato, che attraversò la pittura, la scultura, la scrittura, il teatro, la musica, la danza. Sassu studiò a Parigi dove potè ammirare la pittura dell’Ottocento francese. Nel tempo si discostò dal Futurismo, del quale apprezzò gli elementi vivi e la modernità, per approdare ad un’arte vicina alle tematiche del dopoguerra, legata a temi sociali come la lotta per la liberazione, le repressioni fasciste.
Sassu è tra le fila del gruppo “Corrente”, con una forte volontà di apertura al mondo internazionale e superamento dell’isolamento e della rigidità del periodo fascista e dell’accademismo di “Novecento”. Con lui ci sono Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Renato Birolli, Giacomo Manzù. Nella parola stessa, Corrente, passa la libertà di espressione che si vedrà nell’organizzazione di eventi e premi, come l’istituzione del Premio Bergamo. Tra i giudici della prima edizione c’erano Funi, Casorati, Giulio Carlo Argan e tra i vincitori della quarta e ultima, Renato Guttuso e la sua splendida “Crocifissione”. Capolavoro assoluto, oggi conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, suscitò sgomento e indignazione per la libertà con cui il tema fu rappresentato e la volontà di esprimere il concetto dell’eterno conflitto tra Male e Bene. La rivista “Corrente” fu soppressa ad opera del Fascismo nel 1940.
Nel 1937 Sassu fu arrestato con l’accusa di aver partecipato alla stampa clandestina e lottato contro il Fascismo. Dovette aspettare gli anni quaranta per tornare ad esporre le sue opere. Negli anni Sessanta si trasferì a Maiorca; nacquero lì i soggetti più noti, in pittura come in scultura e in ceramica, con paesaggi isolani e ambientazioni mitologiche. Nel 1999, per volontà dei coniugi Sassu, è nata a Maiorca la Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares. Le opere più importanti murali sono in Sardegna e tante sculture di cavalli tra Milano, Merano, Palma di Maiorca.

Screenshot_2022-12-01_alle_20.13.58.pngArtista poliedrico e originale, dotato di insight, intuizione e consapevolezza, aveva davvero il “gran fuoco” dentro, così come abbiamo iniziato, citando il titolo della mostra.

CHIARA MATERAZZO