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STADIOBONOLIS

Stadio sì. Stadio no.
Il Bonolis c’è, il Bonolis non c’è.
La gestione, il Pef e il contropef, le polemiche e le contropolemiche.
Quella dello Stadio Comunale di Teramo è una delle ferite aperte del Governo D’Alberto, un problema che l’amministrazione cittadina ha gestito male, fino ad arrivare allo stallo totale attuale, sul quale pende un arbitrato che non sarà questione di settimane, ma di mesi, “congelando” ancora di più tutta la vicenda.

Ed è nelle more di questo arbitrato che, questa mattina, tra i corridoi del Comune, ad un assessore visibilmente infastidito dall’incancrenirsi di una querelle che poteva essere affrontata prima e meglio, sfugge una battuta che sembra una sentenza: «Vorrei sapere se può chiedere un arbitrato sulla gestione dello stadio, l’imprenditore che non avrebbe ancora saldato il quantum concordato per rilevare quella gestione».

E’ un fulmine a ciel sereno.

Quello che sostiene l’assessore (che non nomineremo) è che Franco Iachini (o meglio la sua società) non avrebbe ancora pagato l’ultima rata della somma concordata, col Sindaco a fare da mediatore, tra lo stesso Iachini e il precedente gestore Sabatino Cantagalli.
Una somma che sfiorava i tre milioni, della quale è stata versata la prima rata da circa un milione e poi, in virtù della richiesta di “attualizzare” il prezzo, anche alla luce delle mutate condizioni economiche dovute alla pandemia etc, si sarebbe dovuta saldare con una rata conclusiva di circa un milione e seicentomila euro, in scadenza a novembre. 

Ecco, quella rata non sarebbe stata pagata.

Usiamo il condizionale perché, come leggerete nelle prossime righe, sulla questione nessuno vuole commentare. 
Tranne l’assessore: «A me quel pagamento non risulta e mi chiedo, appunto, se questo non possa essere un vincolo nell’arbitrato» chiede e aggiunge: «si passano le giornate a discutere se si possa giocare o meno, ma non si considera un fatto così importante».

La domanda è: se fosse confermato, il mancato pagamento di quella rata potrebbe essere un problema che in teoria potrebbe rischiare di inficiare di fatto tutto l’iter del passaggio della gestione, con inevitabili riflessi sull’arbitrato? 

Urge saperne di più, ma è inutile chiedere all’ex gestore Sabatino Cantagalli, che risponde con un secco: «Nessun commento, non confermo e non smentisco».
Non resta quindi che chiedere al diretto interessato, Franco Iachini, che risponde: «Ognuno deve stare attento a ciò che dice e scrive. I miei avvocati non lesinano querele».
Proviamo ad insistere, chiedendo se quella rata sia stata pagata o meno, ma la risposta non cambia: «Ripeto. Occhio a ciò che si dice e a ciò che si scrive. Io querelo. E costo molto!».

Suggeriamo all’ingegnere che saremo costretti a prendere atto che alla domanda di un giornalista, lecita perché si tratta di un bene pubblico (lo stadio), la risposta è una non risposta condita da una minaccia e riceviamo un esauriente: «Prendi atto di ciò che ti pare. Ma io non minaccio. Io affermo che chi calunnia paga le conseguenze. Io dei fatti privati miei non devo rendere conto a nessuno. Poi regolati di conseguenza».
Non c’è bisogno di commenti, vero?


ADAMO