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ZACCOX

Non sarò normale, ma non riesco a scorgere alcun segno distintivo di “storicità” in uno spettacolo in piazza al quale assista un numero impressionante di spettatori, paganti o non paganti che siano. Ho scritto diversi volumi sulla storia degli spettacoli a Teramo, uno sul cinematografo, uno sul teatro lirico, uno sul teatro di prosa. Ho ricostruito il contesto di numerosi spettacoli che potrebbero essere definiti “storici”: la costruzione del Teatro ottocentesco e la sua inaugurazione dell’aprile 1868, la prima rappresentazione cinematografica a Teramo, la nascita del Cinema Teatro Apollo, quella del Cinema Teatro Eden, l’avvento del cinema sonoro, la presenza a Teramo dei principali uomini – e donne - di spettacolo, dalla diva Anna Fougez ai più grandi cantanti lirici e attori di prosa: Guido Salvini, Ermete Zacconi, Vittoria Lepanto, Angelo Musco… una serie infinita. Solo pochi dei più celebrati artisti sono mancati: Beniamino Gigli, Eleonora Duse. Possono essere definiti “storici” questi eventi? E la famosa “Aida” rappresentata al Campo Sportivo Comunale? E l’arrivo del Carro di Tespi? E tanti artisti del teatro contemporaneo arrivati nel dopoguerra, quando un teatro vero e proprio nemmeno lo avevamo più? Non lo so se questi eventi, certamente culturali, siano definibili come storici. Non mi azzardo a farlo. Io definisco storici altri eventi, pure ricostruiti in alcuni miei libri: l’arrivo della luce elettrica, dell’acquedotto, della ferrovia… l’abbattimento del Teatro ottocentesco. L’aggettivo “storico” è stato spesso usato, io direi “scomodato”, nel corso degli anni a sproposito. Sempre in relazione alla notorietà del personaggio la cui presenza a Teramo è stata giudicata un “evento” significativo, culturalmente significativo. Non commetterò l’errore di ritenere che fosse un eventoi culturale l’arrivo d Teramo di Ermete Zacconi e non quello di Vasco Rossi, o di un altro personaggio dello spettacolo. So bene che non c’è poi troppa differenza tra l’importanza culturale che poteva avere nella Teramo dell’Ottocento la presenza di una celebre artista, una per tutti Mademoiselle De Lest, per la quale i teramani di allora impazzirono di “delestite acuta”, e quella che può avere la presenza di Max Pezzali. Riesco ad intuire che ciascuno nel proprio tempo rappresenti molto, anche sul piano culturale, direttamente o indirettamente e riesco a superare il mio handicap personale, costituito dai miei gusti, che mi farebbe cogliere come più importante la presenza di un Charles Aznavour (ai cui spettacoli ho presenziato due volte, una volta a San Benedetto e una volta a Venezia), da me adorato, rispetto a quella di Max Pezzali, che per me non rappresenta e non significa nulla. Riesco a capire che la popolarità di un cantante contemporaneo, e perciò anche la sua valenza culturale, possa essere paragonata a quella di artisti del passato. Anche quanto ad artisti contemporanei, mi si cita quella di Lou Reed, e anche qui il mio bagaglio personale mi fa solo orecchiare assonanze e somiglianze. Ricordo personalmente un Claudio Villa assediato al Jolly Hotel dai suoi fans, un Domenico Modugno non meno osannato, insomma ho contezza di eventi glorificati e deificati sul piano nazional-popolare, non sono immune dalla capacità di capire “la storicità di un evento” anche quando non dovesse proprio trattarsi della presenza a Teramo di un protagonista della cultura accademica tradizionale, quella paludata. Non mi ritengo un bacchettone. E sono anche capace di comprendere l’importanza del radunarsi di settemila teramani in piazza – non al Bonolis, dove forse qualcuno aveva pensato di destinare alcuni tipi di eventi – osannanti il campione santificato. Però, consentitemi, lasciate anche che io mi meravigli di questo abuso del termine “storico”, perché essendomi occupato della storia di Teramo, posso dire con certezza che alcuni eventi lo sono stati certamente di più, anche se si intende riferirsi non alla storia “tout court”, ma solo alla storia dello spettacolo. Di una cosa sono certo, però: l’importanza storica di un evento non dipendeva dalla cifra spesa per organizzarlo né dal numero degli spettatori, paganti o non paganti. Di un’altra cosa sono certo: è puerile che qualcuno, specie se amministratore pubblico, vanti “la storicità” di un evento da lui organizzato.

Elso Simone Serpentini

corrosivo