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STADIOBONOLISDomani si disputerà un incontro di calcio, questo sì veramente “storico”. Per tante ragioni. Sarà il primo nel suo genere, per determinate caratteristiche. Si giocherà tra il Teramo (la squadra che del Teramo ha raccolto dignitosamente l’eredità morale e sportiva) e una società che rappresenta solo un quartiere di Teramo, nata con una denominazione che di quel quartiere non riproduce nemmeno l’esatto toponimo, Piano della Lenta (così chiamato perché le vetture, prima trainate da animali e poi mosse da motori, rallentavano lungo una salita prima di scendere verso il Ponte di Venaccorvo). La società è presieduta da un certo Tullio (che dagli sportivi teramani non verrà ricordato come Ostilio, ma come Ostile, perché nemico), di cognome Bonaduce (che nel ricordo dei teramani diventerà certamente Maladuce), il quale si è mosso in modo da combinare un pasticcio che sarà più famoso di quello di via Merulana, descritto da Gadda. Domani la squadra del Piano della Lente giocherà contro il Città di Teramo (cioè il Teramo), ospitandolo al campo di Piano d’Accio, che della principale squadra calcistica teramana dovrebbe essere, il campo di casa, ma così non è. Così non è perché il gestore dell’impianto, ex presidente del Teramo, da lui portato al fallimento sportivo e alla retrocessione in Promozione, chiede per il suo utilizzo una cifra spropositata per un campionato di Promozione, che il Città di Teramo non si può permettere. Resta da chiedersi come mai se lo possa permettere, sia pure per una sola partita, il Piano della Lente.

E qui ci si presentano due scenari possibili, ipotetici. In entrambi gli scenari il presidente del Piano della Lente, Tullio (Ostile Maladuce) fa davvero una ben magra figura, tanto più che dice di essere stato (o di essere) tifoso del Teramo (ma bisognerebbe sottoporlo ad analisi del sangue o ad esibizione del proprio pedigree).

Primo scenario. Il signor Tullio Ostile Maladuce ha visto che tutte le società che hanno ospitato il Città di Teramo hanno fatto una barca di soldi grazie al massiccio acquisto di biglietti da parte dei tifosi teramani) e ha pensato di poterne fare ancora di più potendone ospitare di più al campo di Piano d’Accio. E allora che fa? Chiede la gestore dell’impianto di affittarlo per una giornata. E’ disposto a spendere una grossa somma, sicuro che poterla non solo recuperare, ma di poterci pure guadagnare. In questo scenario il signor Tullio Ostile Maladuce si rivela un ingenuo: non ha capito che i tifosi teramani non entrerebbero nemmeno gratis in un impianto che ritengono “terra sconsacrata”, bisognosa di essere riconsacrata con riti propiziatori ed esorcistici prima di essere di nuovo calcata da giocatori in maglia biancorossa. Non ha capito o non ha creduto, che venderà pochissimi biglietti, che non recupererà la somma elargita al gestore dell’impianto, e ci rimetterà un bel po’ di soldi.

Il secondo scenario vede un Tullio Ostile Maladuce in una veste equivoca e opaca: si è messo d’accordo con il gestore dell’impianto, intenzionato a tendere una trappola ai tifosi della sua ex squadra che ormai lo odiano e ai quali egli farebbe ogni genere di dispetto. In realtà, il gestore dà il campo senza nulla pretendere, ma fingendo di pretendere la somma per l’affitto, e il presidente della squadra che ospiterà i tifosi teramani fa da specchietto delle allodole per ri-portarli al campo di Piano d’Accio, dove essi non vogliono andare, ma dove potrebbero essere attirati dal proprio tifo.

I due scenari hanno in comune un solo fatto, anzi una sola certezza: i tifosi teramani al campo di Piano d’Accio non ci torneranno, né domani né mai, se prima l’attuale gestore non si toglierà via dalle scatole. Per questo l’incontro di domani sarà “storico”: finora non era mai accaduto che i tifosi tifassero la propria squadra non con la loro presenza, ma con la loro assenza. Domani chi sarà assente si dimostrerà un vero tifoso, chi sarà presente no. Domani sarà “presente” chi sarà assente. E sarà “assente” chi sarà presente. Ho scritto che sogno per domani un incontro giocato senza pubblico e lo confermo. Ma so che qualcuno ci andrà. Qualcuno ha già sostenuto, con un bizantinismo dialettico, che comunque mai la squadra si può lasciare sola, che un vero tifoso è sempre presente con il proprio tifo, e che non essere presenti significa disertare e che domani non andare sarebbe una diserzione. Insomma qualcuno andrà perché dice che ci si deve andare, anche su quel campo sconsacrato. Dichiaro di rispettare l’opinione di tutti, anche degli imbecilli, ai quali però faccio presente che devono riconoscere il diritto che qualcuno, pur rispettando la loro opinione, la giudichi, più che un’opinione, una cazzata. Quanto al comportamento dei dirigenti del Piano della Lente si dovrà provvedere ad istituire un passaporto per chi, provenendo da Silvinia, voglia recarsi a Terracalata.

Elso Simone Serpentini

corrosivo