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Parogna «In sessant’anni… questo è di certo l’inverno peggiore…»
Tonino Parogna (nella foto)  è un’autorità ai Prati. La sua famiglia gestisce la Gran Baita, il primo hotel di quella che sarebbe esplosa anni dopo, divenendo una delle méte più frequentate del turismo invernale. Ma questi, sono ricordi del passato, memorie perdute di un passato che sembra lontanissimo.
Perché adesso, ai Prati, non c’è nessuno.
Nevica copiosamente, l’atmosfera è meravigliosa, ma il deserto angosciante.

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«La chiusura degli impianti è letale, per noi - spiega Parogna - molto più del Covid, che per due anni ci ha bloccati, siamo totalmente fermi, nessuno sale ai Prati durante la settimana e quelli che salgono nel fine settimana non giustificano certo i costi che sosteniamo per restare aperti… perché noi abbiamo deciso di restare aperti sempre, ma è sempre più difficile…».
Anche il Capodanno non ha giovato: «Quest’anno abbiamo registrato un calo del 75% rispetto all’anno scorso - commenta Parogna - del resto, non c’era neanche la neve, perché la gente sarebbe dovuta venire? Ed è difficilissimo anche trovare il personale, perché un ragazzo che viene a lavorare qui, dopo il lavoro che fa? Non c’è niente… i grandi alberghi come il Miramonti e l’Europa non hanno aperto e noi anche teniamo le stanze dell’hotel chiuse, perché non si possono pagare i costi del riscaldamento solo nella speranza che il sabato venga qualcuno… non ha senso, siamo passati da mille posti letto disponibili ai Prati, a soli 50… ».
Il problema, ovviamente, è quello degli impianti di risalita chiusi, paralizzati da una vicenda che sembra senza soluzione, anzi: che adesso sembra avere una sorta di via d’uscita, con l’ipotesi (annunciata in esclusiva da certastampa) della revoca del finanziamento per la Zipline per destinarlo alla Provincia, perché possa ricomprarsi gli impianti.
«Sarebbe la soluzione perfetta - commenta Parogna - si risolverebbe tutto, gli impianti pagati 20 milioni di euro dalla Provincia tornerebbero nella proprietà della Provincia, e si potrebbero riaprire al più presto, perché se non si riapre… non c’è futuro».