Le parole, pagina dopo pagina, si prosciugano: solo quelle essenziali restano a segnare indelebilmente il foglio bianco.
Caratteristica del romanzo – di questo, se tale si può definire, se questa aggettivazione può essere almeno sufficiente ad intenderci – è la visione, perché qui ciò che accade si vede, ed è un vedere che, paradossalmente, leggendo, si ha come la sensazione che tali immagini precedano la lettura, perché il lettore, attraverso la lettura – continua il limine del paradosso – entra, dal vivo, dal vero, nelle stanze di miseria e umanità dove si consumano Giuseppe e Maria, i due protagonisti della storia. L’intellettuale cattolico in questo suo libro imbastisce una vicenda minima e atrocemente quotidiana, e ambienta la vicenda non in una distratta metropoli ma in provincia, a Teramo, città natale dell'autore, che aggrava la denuncia che rende quest'opera un fatto sempre vivo.
E così – seguendo il passo consumato del romanziere – ci si accorge che tutto quello che doveva accadere è accaduto: la narrazione volge le spalle al presente, dice il passato.
Il testo – si può dire – vive, letteralmente, della personale testimonianza dell’autore, entrato dal vivo, dal vero, in contatto con le vite che racconta, quelle dei dimenticati, degli invisibili, e tutto passa attraverso la lama di una lingua affilatissima, contaminata, stratificata, a pasta fina. Da qui il particolare peso di ogni gesto compiuto dai non-personaggi, perché quelle che ci racconta Massimo Ridolfi sono, in realtà, persone reali con in prestito nomi fittizi e fortemente evocativi che giungono direttamente dalla formazione cristiana, di tradizione cattolica, dell’autore, che è un atto dichiarativo perché Ridolfi è, basta leggere la sua opera, uno scrittore dichiaratamente cattolico, così come i suoi libri sono testi religiosi dentro dove, però, mantiene la chiara libertà del laico: prima che cristiano, lo scrittore italiano è un uomo.
Il racconto comincia dove tutto è abbandono, dove ogni possibile storia sembrerebbe irremovibilmente arenata, ma è necessario ugualmente provarsi nel raccontarla, dire le persone, si tratterebbe, altrimenti, soltanto di finzione narrativa e non di Letteratura, perché l’autore si mette in salvo dentro una giocata sperimentazione linguistica, che non è mai vuoto formalismo ma è l’unica via di fuga a sua disposizione per allontanarsi dal dramma del reale e recuperare una Bellezza primigenia e una età in cui tutto è ancora possibile, quella dell’infanzia.
Per questo il linguaggio messo a punto dal romanziere è un personaggio che agisce all’interno della storia perché si fa corpo, presenza: è un anziano dialetto, che diventa lo stentato italiano di bambini fino a oggettivarsi nella Grazziella – con due Z di parlato –, altro personaggio del racconto e non più oggetto.
Il testo è un condensato di vita dal vivo, dal vero, dove la fantasia ha il guinzaglio corto, utile a riportare tutto in quell’unico posto liberato che è l’infanzia, dove le traverse – immaginarie – delle porte di un improvvisato campetto di calcio rappresentano un patto concreto dentro la fiducia senza macchia di bambini.
Il romanzo si apre su parole appena accennate e di soccorso, e si chiude con parole d’amore, quelle di un primo incontro, permettendo così al linguaggio stesso – Il Personaggio –, durante la sua naturale evoluta involuzione, di salvarsi, tracciando così tutta un’esistenza risalendo fino alla sua nascita: quando eravamo firanzati con la vita, dal vivo, dal vero.
Questo libro, qualsiasi cosa esso sia, è un capolavoro letterario perché con poche parole, solo quelle assolutamente necessarie, tutte dentro il dettato di un raffinatissimo prosimetro, prova pratica di una economia della scrittura sicuramente frutto di grande esperienza ed esercizio, ci porta a vedere dove non avremmo mai immaginato di dovere andare a guardare.
FABIO ZARAK MORONI
Ph.: Copertina del libro e un ritratto dello scrittore teramano [Massimo Ridolfi, Piazza Sant'Anna, Teramo, novembre 2019 (Copyright © novembre 2019 Fiorella Sampaolo per Letterature Indipendenti)].
Scheda editoriale:
Letterature Indipendenti
Collana: "Le strade di Lowell"
Collezione Romanzo
L’Uomo Invisibile
Massimo Ridolfi
21 settembre 2019
208 p.
Disponibile solo sulle piattaforme Amazon e GIUNTIalPunto