Quattro anni fa, era stato condannato a 6 anni dal Tribunale di Pescara, per tentativo di concussione. Ma lui, l’ex assessore regionale alla Cultura Luigi De Fanis, salito agli onori delle cronache nazionali anche per la vicenda di un curioso contratto sessuale con una segretaria (oggetto però di altra vicenda), si era sempre professato innocente, negando di aver mai preso o chiesto tangenti. Oggi, però, la storia ha preso una piega totalmente diversa, quando davanti alla Corte d’appello, l’ex assessore ha chiesto di poter rilasciare dichiarazioni spontanee e, al momento di parlare, ha ammesso tutto. Un “mea culpa” totale, senza tentativi di giustificazione, anzi: chiedendo scusa a tutte le persone che, direttamente o indirettamente, aveva coinvolto in questa storia causando loro problemi. A denunciarlo, nel 2013, era stato un operatore culturale, Andrea Mascitti, che aveva appunto riferito di aver subito la richiesta di tangenti. Ne era nata un’inchiesta, denominata “Vate”, che aveva portato all’arresto di De Fanis con l’accusa di concussione, truffa aggravata e peculato. L’ex assessore, probabilmente proprio in virtù dell’ammissione di colpa, si è visto ridurre la condanna a 4 anni 3 mesi e 10 giorni di reclusione, con l'interdizione dai pubblici uffici ridotta a 5 anni. Al processo d’appello era presente anche l’imprenditore culturale che aveva dato il via all’inchiesta e che si è detto soddisfatto per le ammissioni dell’ex assessore e per l’esito del processo.