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«Mi ha salvato la vita… Dino, mi ha salvato la vita… non solo mi ha urlato di scappare, quando si è accorto di quello che stava per succedere, ma col suo corpo mi ha fatto da scudo…»
E’ un racconto di dolore e di verità, quello di Liberato Di Gregorio, 42enne di Basciano, l’altro dipendente della Di Blasio fireworks coinvolto nella tragica esplosione costata ieri la vita al 63enne Dino Trignani, di Castilenti.
Di Gregorio sta bene, ha riportato la lesione del timpano destro, ma non può dimenticare quanto debba al suo collega.
Che per lui, anche se lavoravano insieme solo da pochi mesi, era già diventato molto più che un collega..
«Era un padre… lavorativamente parlando era un padre per me: mi aiutava, mi consigliava, mi seguiva, apprezzava il mio impegno e io cercavo di imparare da lui tutto di questo mestiere… eravamo diventati amici, la sera prima della tragedia eravamo stati a cena tutti insieme, noi della Di Blasio, e con Dino avevamo riso tantissimo… aveva anche deciso di regalarmi due cuccioli di pastore, che erano nati da lui a Castilenti… ».

Colleghi, amici, compagni di lavoro in un’azienda che fa del rapporto umano un valore, così come del rispetto di tutte le regole, a cominciare dalla sicurezza…

«Una sicurezza assoluta, una ditta serissima - sottolinea Di Gregorio - ci tengo a sottolinearlo, perché non voglio che nessuno possa sospettare anche solo per un attimo che questa tragedia è stata provocata dal mancato rispetto della sicurezza, assolutamente, io non ho mai visto un’azienda così seria e attenta, professionale e rispettosa dei lavoratori… è stata una tragedia per tutti».
Una tragedia che Liberato Di Gregorio, trattenendo a stento le lacrime, rivive in un racconto che è anche la cronaca del gesto eroico del suo amico e collega.

«Avevo accompagnato Dino al campo prova, un’area attrezzata e isolata, destinata proprio a tutte le attività legate alla produzione dell’azienda… io sono stato assunto come magazziniere, non ho l’abilitazione per la gestione delle polveri esplodenti, quindi ero solo andato ad accompagnare Dino, che doveva provare alcune polveri per certificarle».

L’operazione consiste nello stendere sul terreno una striscia di polvere, che poi viene accesa (si infiamma, non esplode) per testarla e certificarla.

Un’operazione di routine.

Fatta mille e mille volte.
«Dino aveva portato due secchi - racconta Di Gregorio - ha steso la polvere del primo, l’ha accesa, mi ha fatto notare la colorazione che assumeva la fiamma… tutto regolare, poi ha steso la seconda striscia, lunga tre o quattro metri, larga pochi centimetri… e un attimo dopo… l’ho sentito urlare…»

Un urlo, che l’operaio bascianese non dimenticherà mai:

«Vattene, vattene, scappa, scappa …io ero ad un paio di metri da lui, non so cosa fosse successo, se un ritorno di fiamma, se avesse notato che la polvere nel secchio stesse per accendersi… ma  aveva capito che stava per scoppiare e ha voluto salvarmi la vita…»

E l’ha fatto non solo gridando…

«No, si è messo davanti al secchio, facendomi da scudo mentre mi allontanavo… poi quel botto tremendo…».

L’esplosione investe anche lo stesso Liberato Di Gregorio, con uno spostamento d’aria e un rumore che gli provocano la lesione del timpano, ma quello che vede un attimo dopo, è il teatro di un dramma:
«Il corpo di Dino era in fiamme… aveva anche perso una gamba… c’erano frammenti sulla mia giacca… povero Dino… è morto salvandomi la vita…»
Adesso le lacrime non si fermano…

«E’ stata una tragedia assurda… non so come possa essere successo… se Dino avesse sbagliato qualcosa, se gli fosse caduto il secchio… non lo so cosa è successo in quei secondi… ma si era accorto che stava per esplodere e ha voluto proteggermi… come un padre».
Liberato Di Gregorio il 28 febbraio avrebbe voluto festeggiare i suoi 43 anni proprio con il collega Dino e gli altri amici.

«Non lo farò… non c’è niente da festeggiare… ho perso Dino…»


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