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Si torna a parlare dei cimiteri di Roseto e Notaresco. A distanza di quattro mesi dal nostro servizio sulle due necropoli, con aree transennate per rischio crollo, nulla è cambiato. Nel cimitero “monumentale” di Roseto (così viene definito da sempre quest’ala, anche se è tutt’altro che monumentale) la situazione nella cappella 26 (transennata da anni) di grave rischio crollo, con montagne di escrementi di piccione. Inutili sono stati fino ad oggi i solleciti dei familiari dei defunti “sequestrati” in questo tugurio. “Da tempo ho chiesto che venissero rintracciati i proprietari per poter agire, ma nulla di fatto” ci scrive disperata una nostra lettrice “Ho il sentore che aspettino il crollo, come per Villa Clemente a Roseto. Distruggere, abbattere è più semplice e tutto potrebbe tornare al Comune. I miei bisnonni comprarono la loro tomba, un investimento e noi non riusciamo neanche a portare un fiore, pur avendo la volontà di ristrutturare”. Una situazione direi da brivido. Dal conto suo l’amministrazione comunale, immediatamente dopo il nostro servizio, preannunciò un intervento di 759.000 euro per la realizzazione di 540 nuovi loculi con l’obiettivo, si legge nella delibera, di andare a rispondere alle tante richieste che, negli ultimi tempi, stanno arrivando in Comune e che, per cause di forza maggiore, l’Amministrazione Comunale non riesce a soddisfare a causa, purtroppo, della carenza di loculi. Nessun minimo cenno per questa situazione di serio rischio. Ma può un sindaco intervenire su un’opera privata? Il primo cittadino di Roseto, come è accaduto in altri comuni d’Italia, può convocare gli assegnatari dei loculi con la quale si sollecita una loro iniziativa per mettersi insieme in forma condominiale ed attivare i lavori edili di ristrutturazione per rendere di agibile la struttura che si trova in condizioni fatiscenti e prossima ad un probabile crollo. Va comunque detto che le cappelle ed i loculi sono dati in uso e la proprietà del terreno rimane del comune, dunque ogni danno rimarrebbe imputabile tanto al proprietario del manufatto, quanto al comune. Negli scorsi giorni, è stato lasciato appeso nella transenna che divide i defunti dai parenti un messaggio dove si scrive “È la terza amministrazione che cerco di contattare per risolvere questo scempio”. Dunque, tale situazione perdura da circa 15 anni: 3 lustri di isolamento per i poveri defunti, tetto distrutto con pericolosa discesa di cavi elettrici e una montagna di escrementi di piccione (che oltre ad avere un elevato potere corrosivo, porta in grossi depositi la salmonella, l’escherichia coli o la psitacosi). Gli usufruttuari di una parte della cappella vorrebbero porre fine a questo scempio, ma le amministrazioni comunali, compresa l’attuale, rimangono mute e statici sul non fare. Pochi chilometri più ad ovest di Roseto, registriamo l’ennesimo immobilismo nel cimitero di Notaresco, dove alcuni lettori ci hanno segnalato, per l’ennesima volta, lo stato di disagio causato dalla transennatura di una intera ala della necopoli. L’area sarebbe di fatto inibita all’uso dal sisma dell’agosto 2016. Dalle foto però notiamo che l’area è frequentata (i fiori sono freschi), ma la transenna parla chiaro: area inagibile. Ciò significa che in caso di crollo, il comune sarà sollevato da ogni responsabilità e dunque, nel paradosso, la colpa ricadrà su chi non ha rispettato il limite. Ma come si può inibire una così grossa ala del cimitero per 7 anni senza vedere un minimo spiraglio? Abbiamo cercato di contattare il primo cittadino sulla questione e ci auspichiamo di poter avere una risposta utile e valida. Non possiamo chiedere ai familiari di dimenticare i propri defunti per tutti questi anni in attesa del recupero post sisma che mai arriva. Insomma, la scena del crollo del cimitero di Poggioreale ha fatto il giro del mondo e di certo questi nostri due esempi locali non ci rendono giustizia. A volte però, come ci scrive la nostra lettrice, rimane più semplice per una pubblica amministrazione gestire un vero crollo, che un paventato e serio rischio.

Mauro Di Concetto