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Cosa significa avere un parco marino nel territorio? All’apparenza il concetto di parco fa pensare ad attività nautiche e veliche (nel pieno rispetto dell’ambiente) ed ogni altra forma di sport acquatico, oltre che ad alloggi barche per chi ha la passione del mare. Purtroppo, i fatti dimostrano che non è proprio così. “A Pineto il mare è vietato”. Così esordisce il manifesto affisso da qualche giorno per le vie del paese e lungo la pineta litoranea dall’Asd Centro Velico Pineto e dall’associazione no profit Capanno Marino. Ma cosa hanno subito queste due associazioni in questo lungo ed incessante periodo di attacco da parte della capitaneria di porto e del comune? “Ci è stato man mano vietato tutto” ci spiega Roberto Druda, noto personaggio di Pineto, in passato anche assessore che ha permesso la ripiantumazione della pineta storica, l’acquisizione di Parco Filiani e la nascita del famoso Beach Paradise in riva al mare “Ci hanno anche costretto a demolire la nostra sede: il nostro capanno (molto ammirato dai turisti) che negli anni era luogo di ritrovo per tutti noi ed anche dei giovani che volevano vivere il mare da vicino con le escursioni e le attività di pesca e nautiche. Eppure, noi, pur se semplice associazione no profit, siamo chiamati da sempre ad adempiere agli oneri di concessione e TARI equiparati a quelli di un normalissimo stabilimento balneare”.  Ma non basta. Sistematicamente appaiono i controlli della capitaneria di porto e non solo ed arrivano le enormi sanzioni: 1.032 euro nel febbraio 2022, 1.030 euro nel novembre 2021 e lo scorso mese di gennaio altri 1.030 euro più 1.032,67 euro. Tutto ciò sembra fatto quasi per indurre a mollare la presa ed abbandonare il campo. “Noi siamo come gli indiani: non abbandoniamo” replica serenamente il responsabile del capanno marino, dove oggi è rimasto solo il nome “Ci stanno spingendo con la scusa parco marino ad abbandonare l’area. Da più di 20 anni svolgiamo attività di promozione tutela del mare. Non abbiamo mai avuto un aiuto da parte delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali e siamo miratamente attaccati dalle associazioni ambientaliste”. Druda non risparmia neppure l’AMP del Cerrano. “Perché non dicono chiaramente cosa stiamo tutelando oggi? Perché non ammettono che sono oltre 5 anni che il fratino non nidifica più nelle nostre sabbie? Immaginate che la colpa sia nostra? Nessuno dice che una colonia di cornacchie è insita nell’area ed attacca le uova dei fratini appena deposte. Non parliamo poi delle dune marine che dune non sono, ma semplici (pur se storici) cumuli di sabbia posti artificialmente con scarsa vegetazione. Dunque, il problema siamo noi con la nostra rimessa barche a vela? La gente sa che nell’area marina sono presenti degli stalli dove fa approdare gli yacht consentendo a pagamento il tuffo in mare nell’area?”. Insomma, le due associazioni non intendono mollare la presa e combatteranno fino alla fine la loro battaglia in virtù di una passione che hanno da sempre: il mare.

Mauro di Concetto