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Liste d'attesa infinite, infezioni ospedaliere e l'assenza di comunicazione ed adeguata informazione tra personale sanitario e paziente. Sono solo alcune delle tematiche trattate dal Tribunale dei Diritti del Malato (TDM) che, come noto, ha il suo sportello al 3 piano del 2° lotto dell'Ospedale Mazzini. Sono stati 93 i casi seguiti, nel 2022, dai referenti del Tribunale che fa capo a CittadinanzaAttiva, oggi a Teramo con la coordinatrice regionale Paola Federici per la sottoscrizione della nuova convenzione con le ACLI della presidente Simona Mazzilli, proprio per ampliare e ramificare, il più possibile, sull'interno territorio provinciale tramite ben 16 circoli e sedi Acli, le opportunità di contatto e segnalazione da parte dei malati.  "In molti casi il nostro sportello diventa un modo, per il paziente, per recuperare quelle informazioni che difficilmente, e questo è grave, non riescono ad ottenere dalle strutture ospedaliere. Così ci segnalazione un'inadeguata comunicazione anche tra la struttura sanitaria e il medico di base, con un rimpallo di competenze in cui noi come Tribunale proviamo a inserirci, mediando...il tutto nell'ottica di garantire i diritti della persona malata", spiega la referente teramana del TDM, Silvana D'Antonio. Sott'accusa, da chi si rivolge al Tribunale dei Diritti del Malato, "il mancato rispetto del pudore, specialmente per le donne e per le persone più anziane". Il riferimento è, ad esempio, alle procedura di cura dell'igiene della persona, soprattutto nelle fasi di ricovero, in capo a personale di sesso maschile: "Molte donne, anziane in primis, vivono tutto questo con un profondo senso di vergogna. Il paziente ha il diritto al pudore e va rispettato, lo dice la legge". prosegue la D'Antonio. Al Tribunale si rivolgono anche operatori sanitari. "Riteniamo che debba crescere la consapevolezza dei diritti del malato e che debba maturare una cultura del rispetto reciproco, dei ruoli e delle condizioni". Molto spesso ci si concentra solo sul forte stress cui sono costretti infermieri, medici e oss "ma lo stress di un malato che, in molti casi, è condannato a vita a quella patologia, vale forse meno?". Domanda chiaramente retorica che riaccende i riflettori sull'umanizzazione della Sanità. E quel rimettere al centro la persona, specie se fragile, nei luoghi deputati a garantirne la salute e la guarigione, ove possibile.