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WhatsApp_Image_2023-04-17_at_10.19.09.jpegIl meteo avverso non li ha fermati. I dipendenti della Banca Popolare di Bari hanno scioperato stamane davanti alla sede dell'ex Tercas sul centralissimo Corso San Giorgio a Teramo, così come annunciato nelle scorse ore dal sindacato Fisac Cgil. Il 3 aprile c’è stato un incontro con la capogruppo Medio Credito Centrale (MCC) seguito da un altro incontro tra i vertici della Banca Popolare di Bari (BPB) e i sindacati: "Entrambi gli incontri sono stati deludenti. Le 5 ore d’incontro con i vertici della Banca Popolaredi Bari si sono però rivelate insoddisfacenti. La proposta aziendale è stata giudicata del tutto insufficiente, dilatoria e priva di contenuti". Lo sciopero ha riguardato, in tutto, 2180 dipendenti, nelle 3 Direzioni Generali e nelle 217 filiali dell'Istituto di credito. Non viene chiesto dai sindacati ai vertici bancari solo un mero recupero salariale ma va ridiscussusa l'intera organizzazione del Lavoro, vanno affrontate le problematiche aziendali in genere ma, soprattutto, i sindacati chiedono di capire realmente dove «vuole andare» la Banca e «quale strada vuole percorrere» per raggiungere le mete che si prefigge. I dipendenti scioperano perchè non è chiaro quale sarà il loro futuro e quale sarà il destino della banca.

Chiuse tutte le sedi oggi tra Teramo e San Nicolò.

Sono 39 le filiali chiuse in Abruzzo, sono almeno 500 i dipendenti (in tutto) esodati dal 2020 così come d'accordo con il gruppo. "Ma del progetto della Banca del mezzogiorno non c'è traccia, non si conoscono le reali intenzioni della MCC, non si comprende la direzione che si intende dare all'Istituto bancario e sopratutto quali garanzia ci siano per i dipendenti", dichiara Massimiliano Di Carlo, rsa FISAC Cgil della sede di Teramo. Gli fa eco Mauro Cirilli, collega della First Cisl: "Quando due anni e mezzo fa si parlava di un rischio tracollo della Banca, i dipendenti hanno accettato un grosso sacrificio in busta paga (rinunciare a quasi 500 euro al mese, ndr). A fronte di tali sacrifii che affronteremo fino al prossimo anno, quali garanzie abbiamo in cambio?", chiede retoricamente Cerilli. I dipendenti scioperano e chiedono una riapertura di un tavolo di confronto per affrontare, tra le varie problematiche, anche la riorganizzazione del lavoor a fronte dei numerosi tagli alle sedi e al mancato rimpiazzo dei dipendenti mandati in pensione. Quindi, meno sedi, meno dipendenti, nessuna nuova assunzione, taglio di quasi il 7% sul salario e una prospettiva in cui mancano chiarezza e solidità. 

ASCOLTA QUI I SINDACATI: CIRILLI E DI CARLO