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Augellouna comunità, aggrappati alle sponde di un piccolo, glorioso vascello. Era il Msi, era quel Msi, e c’erano i fratelli Tony e Andrea Augello, pilastri della destra romana. Per raccontare quegli anni Andrea ha scritto un libro sulle storie di quanti furono vicini ad entrambi. “C’era una volta mio fratello” E c’ero anche io alla presentazione. E’ stata l’ultima volta che l’ho visto. Perché quest’anno alla messa per Tony, Andrea non ce l’ha fatta a venire. Un’assenza che aveva dato da pensare a tutti noi della comunità politica che aveva seguito e apprezzato i fratelli Augello. Ci sono coincidenze che vanno oltre il caso: Andrea e Tony erano molto legati. Lottava da quasi due anni contro un tumore che alla fine lo ha sopraffatto. Se n’è andato in aprile come il fratello Tony, che morì il giorno 19. Era un politico generoso e intelligente. Con lui scompare non soltanto un uomo colto e spiritoso, ma anche l’intelligenza più rapida, abile e preparata della destra capitolina , e la più politica della destra italiana.  

Tony ed Andrea sono stati un dono per tutti noi che con loro hanno condiviso la forza del radicamento popolare, il tentativo di sollevare i quartieri contro la rassegnazione, l’immersione nei romanzi belli, il sapore della cultura che ha circondato le loro vite di straordinaria sagacia.E soprattutto il vissuto di quello comunità missina che era altro rispetto al resto della società e a quello che avvenne dopo Fiuggi. I vinti che non furono fatti prigionieri e, come scrive Andrea, “coltivavano sogni, rimpianti, memorie, speranze di milioni di italiani. Ma anche gli anni durissimi. Quell’ansia dopo la strage di Bologna per noi di campo Hobbit a l’Aquila, il terribile salto di livello dell’estrema sinistra. La deriva di alcuni verso l’odio e la lotta armata. Non era facile evitare il richiamo del terrorismo, e Tony Andrea a Roma rappresentarono con altri dirigenti e militanti il freno alla tentazione di armare un partito dietro il partito, mentre quei ragazzi morivano a grappoli.

Ma non basta a spiegare il senso di vuoto che Andrea lascia. Era uno che amava stupire, lasciare gli avversari a bocca aperta. La vecchia scuola missina lo induceva a intestarsi battaglie non destinate alla vittoria ma proprio per questo da lui più coltivate, più ricercate, combattute con ostinazione particolare.Gli bastava la vespa, un megafono, e anche solo due militanti fidati.La politica lo ha attirato fin da adolescente dietro le orme del fratello Tony. Fu individuato come fascista e preso a calci.La mattina dopo aveva in tasca la tessera. 

Quando la famiglia si trasferì a Roma lui se ne andò alla sede di via Sommacampagna. Lì incontrò Teodoro Buontempo che, a torso nudo, ridipingeva le pareti.Si strinsero la mano e cominciò così l’avventura politicaPer Andrea la militanza era un’avventura, vissuta come se si trovasse dentro un romanzo. Tra i suoi preferiti l’epopea sudista di Via col Vento, anche (ma non solo) per la frase di Rhett Butler sulle cause perse, così piene di fascino, così intriganti.Ha cercato con insistenza il suo posto di soldato nello scacchiere che il suo tempo gli metteva di fronte. Lo abbiamo apprezzato anche per questo. Ma soprattutto perché, adesso che siamo tutti un po’ avanti con gli anni, il suo sorriso indulgente ci torna in mente a farci comprendere che la politica è sangue e merda sì, ma non se la sai trasfigurare in epopea.

Andrea ne era capace. Faceva il suo dovere, ma divertendosi. Era protettivo anche verso la sua comunità di riferimento, la sezione Aurelio. Non solo verso gli attivisti, ma anche verso i loro familiari: fratelli, sorelle, madri, padri. Con tutti stabiliva un legame solido, a tutti faceva la tacita promessa che non li avrebbe delusi.Queste cose le fanno i veri leader, lo sappiamo. Immagino che nelle ultime settimane di malattia abbia pensato a tutti, a uno a uno. Io gli portai dei libri in regalo. Tanti libri. La cosa lo fece sorridere, ma non volle dirmi che non avrebbe avuto il tempo di leggerli. Mi disse anzi che quando fosse stato meglio se ne sarebbe andato in un posto pieno di sole.E lì, chissà, li avrebbe letti.Ed è appunto in un posto pieno di sole che voglio immaginarlo, sorridente e schietto. Ancora protettivo verso noi tutti, intento a sostenerci e a prendersi gioco con leggerezza di noidelle riviste la Contea e Segnavia.  E del Movimento Comunità. Noi che appartenemmo da ragazzi al suo mondo umano. Noi che studiammo con lui la simbologia del Graal (cui dedicò un libro stampato solo per gli amici più cari, frutto di un singolare itinerario di viaggio). 

Quando ha scoperto di essere malato disse agli amici che avrebbe lottato con tutte le sue forze, assieme alla moglie Roberta e alle sue splendide figlie e agli affetti che oggi lo hanno accompagnato nell’accingersi al viaggio più importante, quello verso l’Eterno. Ci dicemmo tra noi quando ci avvisò della sua malattia, che ancora una volta l’esempio di Tony, il coraggio di Tony, sarebbero stati per lui di conforto e di esempio e ci piace immaginarli insieme ora, nella luce, i fratelli Augello, fianco a fianco come sono stati nella vita e come appaiono nella copertina del libro scritto da Andrea. “In cielo ti accompagnino gli angeli, addio Andrea Augello resterai per sempre nei nostri cuori”, ha scrittoRoberta. Con lui ci lascia un punto di riferimento per tanti, un politico estremamente capace, un uomo intelligente, determinato, divertente. Ci mancherà, e molto. Alla sua famiglia, alle sue figlie, e a tutti coloro che gli hanno voluto bene come gliene volevamo noi, a cui pare ancora impossibile non sia più quaggiù. A spiegarci, a parlarci, a sorriderci, a darci suggerimenti, a segnare la rotta dei suoi “capitani coraggiosi”.

Leo Nodari