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"Abbiamo paura di rimanere bloccati, isolati, o di non poter tornare a casa nostra. Ogni giorno viviamo un incubo specie quando piove e la strada puntualmente si trasforma in una corsa ad ostacoli, con la vegetazione che ormai occupa la carreggiata e rischiamo di slittare fuori per via del fango che invade tutto". La denuncia è di Antonella Manente, residente con la sua famiglia composta da cinque persone, in contrada Colle di Giorgio nel Comune di Castellalto. Antonella ha scritto anche al Prefetto, qualche mese fa, dopo aver reiteratamente chiesto un intervento risoluto e non tampone alle varie amministrazioni comunali succedutesi alla guida del Comune di Castellalto. Le immagini del video che Antonella ci ha fatto avere sono un grido d'allarme vero e proprio, messo nero su bianco nella lettera protocollata in Prefetto: "Abbiamo paura per la nostra incolumità e abbiamo paura dei danni che i nostri mezzi puntualmente possono subire". La strada è lunga circa 900 metri, non è asfaltata, con due ingressi/uscite sulla sp25. "Da decenni denunciamo la situazione di precarietà e insicurezza aggravate da fenomeni atmosferici sempre più violenti e frequenti che hanno provocato una condizione di dissesto idrogeologico. La sede stradale è stata interessata da un movimento franoso che ha riversato fango sulla carreggiata e reso impraticabile il transito, con reale pericolo per noi che ci dobbiamo passare tutti i giorni e più volte al giorno. Il fango fa slittare l'auto, di notte non si vede nulla, la vegetazione invade gran parte della sede stradale, ci sono un sacco di avvallamenti e forti pendenze che rendono tutto insicuro...Abbiamo paura, si" racconta Antonella Manente. In attesa che, al di là di qualche intervento tampone arrivato da parte del Comune negli anni passati, qualcuno ci metta mano seriamente: "Non si interessano opere di abbellimento della strada, chiediamo di potervi tornare a transitare in sicurezza specie quando piove, serve un progetto di risanamento di questa strada", conclude. Ci abitano cinque cittadini, troppo pochi per vantare il diritto alla sicurezza?

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