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Servizio di: Eugenia Di Giandomenico

"Il cinema ha bisogno di esperienza, per questo non mi offendo se un 16enne oggi non apprezza Il signore delle Formiche" così saluta i ragazzi delle scuole che hanno partecipato a Extracinema, il presidio dell'audiovisivo, Gianni Amelio il regista del film proiettato, insieme al figlio Luan suo direttore della fotografia.
"Abbiamo deciso di riportare al cinema il cinema, un atto di resistenza alle piattaforme online che hanno sdoganato il cinema dentro le case" dicono i curatori del cineforum. E lo stesso regista ricorda l'importanza di recarsi al cinema per guardare un film perché il cinema è un atto visivo ma anche d'ascolto e aprire il confronto con i ragazzi davanti allo schermo può aiutare a recuperare il rapporto emozionante con il tempio della settima arte.
Un film, infatti, nasce dallo sguardo, ma lo devi sentire nello stomaco."
Così raccontano la genesi di "Il signore delle formiche" Mario e Luan Amelio: "La storia che abbiamo messo in scena è quella di un uomo che vive prima nei dintorni di Piacenza e poi si trasferisce a Roma, per questo abbiamo guardato quei luoghi come avrebbe fatto lui e attraverso i suoi occhi abbiamo cercato di rappresentarli. Ci sono posti che suscitano emozioni più felici, e altri come il Palazzaccio, che ne suscitano di meno serene: subire un processo non è mai una cosa bella."
Il signore delle formiche è un film del cinema profondo, che non può essere apprezzato senza la giusta esperienza, esattamente come avviene per la grande letteratura o i grandi pittori. La delicatezza intensa delle scene, che proietta il pudore del regista nei confronti di tutte le tutte le sfumature dell'amore, penetra il cuore del pubblico con la leggerezza sconvolgente di una scheggia tagliente. Dietro la cinepresa prende vita un moderno Socrate processato per aver plagiato i giovani, ma a differenza del filosofo greco, non accetta le leggi della città perché ne riconosce l'ingiustizia e lo sbatte con faccia in faccia ai giudici senza paura. Aldo Braibanti è la figura di un intellettuale partigiano, che ha dedicato la vita a combattere per la libertà, della Patria e d'espressione, anche della propria sessualità.
La rabbia di un uomo che risponde con calma al pregiudizio dell'opinione pubblica e la demolisce mentre questa prova a demolire lui.
Un tema attualissimo quello del rifiuto della diversità trattato attraverso la macchina da presa, che si avverte ancora oggi in tutti gli ambienti e a scuola prende il nome di bullismo.
Una lezione alternativa per il giovane pubblico quella di stamattina, lontana dei banchi di scuola ma davanti allo schermo che ha permesso ai ragazzi di aprire un vero e proprio dialogo con la vita: raccontare una sola vita da dietro una macchina da presa, infatti, significa dare uno spaccato sulla vita di tutti. Questo è il potere dell'arte.

ASCOLTA QUI IL REGISTA GIANNI AMELIO