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camillodangeloprovinciaScatena la reprimenda in casa PD, capitanata dalla presidente regionale Manola Di Pasquale, la nomina fiduciaria del dipendente della Provincia, Christian Francia, a “dirigente amministrativo”. Una nomina messa nero su bianco, a tempo determinato, dal decreto n.14 a firma del presidente Camillo D'Angelo e che, per la presidente regionale del Pd, arriva “forse per onorare un impegno assunto in campagna elettorale”. La Di Pasquale non ci sta e lo scrive, apertamente, sul proprio profilo social, contestando l'atteggiamento complice e silente avuto dai consiglieri provinciali del Pd, o meglio di quelli che hanno scelto di stare con la maggioranza di D'Angelo (scelta autonoma, visto che la linea del partito per le elezioni in via Milli era diversa). Atteggiamento, scrive la Di Pasquale, inaccettabile visto che il dipendente promosso ha parlato del Partito Democratico come “vera sentina di tutti i vizi, ricettacolo di corrotti ed affaristi, luogo di incontro di mezze seghe e di sottosviluppati politici”. La Di Pasquale, che nella vita fa l'avvocato e si è personalmente ritrovata almeno tre volte in Tribunale in cause contro il dipendente ora promosso dirigente, cita proprio una frase che fa parte “di un capo di imputazione cui ha fatto seguito sentenza di condanna”. Offese, insulti, giudizi denigratori rivolti dal dipendente promosso contro il Pd, i suoi iscritti e i suoi dirigenti. Dipendente, ricorda la Di Pasquale, che è “marito della candidata sindaca (Maria Cristina Marroni, ndr) che si è schierata contro chi sosteneva Gianguido D'Alberto alle elezioni di Teramo”

Scrive la Di Pasquale: “Bene! Il dipendente provinciale pluricondannato anche con sentenze definitive e con numerosi processi pendenti, avendo per anni insultato e denigrato stimate persone e buttato nella gogna mediatica prestigiosi enti pubblici, così da potersi qualificare “diffamatore seriale” , sarà premiato e dirigente della Provincia di Teramo con provvedimento ad personam. Trattasi di nomina fiduciaria del presidente Camillo D'Angelo che forse ha dovuto onorare un impegno assunto in campagna elettorale”. E ancora: “Colui che partecipa alla formazione della giunta del sindaco D’Alberto ed un minuto dopo fa scelte politiche che premiano altri schieramenti politici, ignorando che nella sua maggioranza in via Milli ci sono anche consiglieri del Partito Democratico che per il designando dirigente sono appunto mezze seghe e sottosviluppati politici”.

La Di Pasquale accusa quindi anche D'Angelo di aver inficiato le presunte “condivisioni di progettualità politica richiamate alla vigilia della sua nomina” e sbotta: “Se ne può fare davvero a meno”. Ma il richiamo formale va ai consiglieri provinciali del Pd (eccetto Vincenzo D'Ercole chiaramente che, fin dal giorno dopo lo scrutinio di via Milli, ha mantenuto fede alla linea del partito e si è rifiutato di entrare nella maggioranza, rigettando possibili deleghe a differenze di altri colleghi, vedasi Luca Pilotti su tutti).

“E poi ci lamentiamo che ci sia un disamoramento verso la politica? Ci lamentiamo dell'aumento dell’astensionismo e che il Partito Democratico perde consenso per non essere chiaro nella sua linea politica?Cari consiglieri provinciali del PD che avete deciso di entrare nella maggioranza del Presidente D’Angelo, condividete la detta nomina fiduciaria del Presidente?” chiede, categorica la presidente regionale del Pd. E conclude “E poi siete certi che il dipendente scelto da D'Angelo abbia i requisiti di esperienza dirigenziale, di preparazione specialistica e il requisito morale per ricoprire l'incarico ad personam conferitogli dal presidente che sostenete?”

Aggiungiamo noi: ma che partito è un PD in cui non si seguono le direttive condivise dallo stesso? In Comune si segue una linea, in Provincia un'altra? Come funziona esattamente?

PP