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IannettipasqualeSarò un inguaribile romantico, ma sono ancora legato ai principi di rispetto, educazione e cortesia che non dovrebbero fare di chi ancora li pratica, un uomo d’altri tempi, al contrario dovrebbero attraversare le generazioni nel corso del tempo. Ed è per questo che sento il dovere di rispondere a chi, in disaccordo con me, invece di confutare quello che ho affermato e di proporre convinzioni diverse, ha pensato bene di offendermi e di trasformare quello che doveva e poteva essere un normale contraddittorio in una gara di insulti, riducendo il social in un vomitatoio inaccettabile. Non ci sono fede, passione, credo politico o religioso che possano giustificare tanta maleducata quanto irrispettosa acrimonia.

Mi riferisco alla mia lettera alle amministrazioni di competenza sulla questione dell’orso bruno marsicano che ha sollevato reazioni scomposte e violente in alcuni, consensi e opinioni autorevoli a sostegno in molti altri. Ho 75 anni, almeno 60 dei quali trascorsi in montagna e ad occuparmi di salvaguardia dell’ambiente, a volte riscuotendo successi, a volte sbagliando, ma sempre perseguendo i miei ideali. Ho sollevato la questione non perché voglio che orsi e altri animali vengano eliminati, ci mancherebbe altro, ma perché non siano specchietto per le allodole (tanto per rimanere in tema…) per nascondere interessi lucrativi di qualcuno che, manipolando il concetto di natura e ambiente, rischia di fare danno agli animali stessi e alle realtà di territori antropizzati, che devono sopravvivere, con il pericolo di creare una distanza tra Uomo e Natura che, in un tempo neanche troppo lungo, potrebbe nuocere a entrambi. Mi spiego megli.

C’è una strana coincidenza che salta agli occhi, molti di quelli che hanno commentato negativamente il mio articolo sono in busta paga nello “stipendificio di Assergi”. Non è infatti una novità che io attacco, con fondati motivi, parte dell’operato dell’Ente Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, che da quarant’anni impera sui nostri territori. A voi che scrivete che noi “non ci consideriamo i padroni della montagna”, faccio presente che noi non ci consideriamo “padroni”, ma “custodi” di un tesoro prezioso di cui conosciamo bene il valore. Noi lo difendiamo strenuamente da tutti quelli che lo vogliono deturpare ed offendere, primo fra questi, purtroppo, l’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. A chi sostiene che l’orso, una volta, era presente anche su tutto il territorio abruzzese rispondo che, come mi ha fatto giustamente notare uno zoologo se l’orso bruno non si chiama abruzzese o appenninico” bensì “orso bruno marsicano” il motivo c’è. Inoltre c’è una vastissima letteratura di illustri frequentatori delle nostre zone, da De Marchi (1573) ai giorni nostri, che testimonia l’assenza dell’orso. Per non dilungarmi troppo, la aggiungerò in calce la lista*.

Secondo gli esperti “animalisti” queste misure,  Azioni A3 (Aree di connessione) e A4 (Aree di nuova presenza) del progetto Life Arctos, quelle del PATOM (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano), permetteranno una significativa espansione dell’orso bruno appenninico e stabilirà una connessione in armonia con le comunità locali. Saranno migliorate le condizioni di vita degli orsi, sviluppando una coesistenza positiva tra questi, la popolazione locale e le comunità, aumentando così le possibilità di sopravvivenza a lungo termine degli orsi bruni. Gli zoologi ritengono che il futuro della piccola popolazione relitta risieda nella sua capacità di riappropriarsi di aree di distribuzione storica da dove è scomparsa negli ultimi cento anni a causa dell’impatto delle attività umane, in particolare la caccia e l’agricoltura.

C’è da far presente, ai sostenitori di questo progetto, che qualsiasi piano che ipotizzi l’arrivo del plantigrado deve essere sottoposto al vaglio delle comunità locali.

Attualmente molti Sindaci hanno già fatto sapere di non essere disponibili a firmare accordi in proposito. E’ facile capire il perché; ci si sforza tanto di sostenere la non facile vita in montagna di quanti scelgono di restare per poi, magari, mettere a rischio tutto ciò con una scelta calata dall’alto sui territori ovvero la istituzione di questo “corridoio dell’orso”. 

Senza contare il fondato timore che tale introduzione non venga poi seguita come dovuto (è già successo con altri progetti), come fa correttamente, per esempio, il PNALM.

Per tornare ai miei denigratori, lasciatemi dire che non ho mai avuto una tessera di partito o aderito a nessun movimento ambientalista.  Questo mi ha dato la forza e la possibilità di parlare e di dire quello che penso anche se spesso mi ha creato problemi. Hanno detto di me che sono un “cane sciolto”.  La mia massima comunque è: meglio essere sciolto che essere al guinzaglio come sono quelli che non possono parlare perché debbono accedere ai fondi che lo “stipendificio” elargisce ai propri adepti.

E ancora, mi chiedo: “si sono mai indignati gli animalisti, che hanno dato sfoggio di sapienza, contro l’Ente Parco per tutti i miliardi delle vecchie lire prima e dei milioni di euro buttati al vento in opere inutili e dannose per l’ambiente? Qualche dato:atitolo di esempio, del bilancio dell’’Ente Parco del 2020, di 8.292,353 euro - otto milioni e mezzo circa, due sono andati alla ricerca scientifica, agli studi e alle pubblicazioni sui cambiamenti climatici, sulle analisi e incidenza della biodiversità e sulle emergenze territoriali. Per la tutela dell’orso marsicano sono stati spesi € 154.000,00

Nel mese di luglio del 1992 il CAI Abruzzo, con l’allora Presidente Filippo Di Donato in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo, con il Parco Naz.le del Gran Sasso e Monti della Laga e con il WWF reintrodussero sei esemplari di camoscio nella conca di Campo Pericoli, dando vita ad una riproduzione dello splendido animale. Oggi, infatti, questi esemplari sono più di mille e si possono osservare sulle balze e sulle praterie che vanno dal Tremoggia al monte Corvo. Sempre nel mese di luglio del 1992 denunciai alla Procura della Repubblica il Delegato regionale del CAI, Filippo Di Donato, il Sindaco di Pietracamela, Alfredo Notarini ed il responsabile di una impresa di Castel Di Sangro, e poco dopo furono rinviati a giudizio dal Giudice del Tribunale di Teramo per avere realizzato un recinto con rete metallica alta tre metri circa proprio sopra l’abitato di Pietracamela, senza avere le prescritte autorizzazioni.Dentro questo recinto furono rinchiusi sei dei dodici camosci prelevati dal Parco Nazionale Abruzzo - Lazio e Molise, che morirono di fame e di sete dopo un paio di anni, in quanto nessuno se ne occupava più.
Perchè nessuno si indignò per tutto questo? 

Si è indignato qualcuno quando l’Ente Parco ha autorizzato il progetto Life-Fagus istallando reti metalliche arrugginite nel bosco dell’Aschiero ed in quello del Venacquaro? Per fare poi cosa? Per studiare i funghi ed i coleotteri saproxilici che vivono nel legno morto dei faggi.

Lo sapevate voi che tutto questo è costato ottocentomila euro? Gli esperti dell’Università La Tuscia di Viterbo che hanno svolto le indagini ed elaborato lo studio, non avevano faggi da studiare nelle bellissime faggete del monte Cimino?

E che dire, poi, dei doppioni di studi pagati profumatamente? A titolo di esempio, due valenti ornitologi abruzzesi, hanno fatto uno studio, appunto, sull’alimentazione del falco pellegrino per il Parco Nazionale del Gran Sasso ed uno per il Parco Regionale del Sirente-Velino. Un copia-incolla pagato due volte. Al riguardo preciso che è ancora al vaglio della Magistratura competente la mia denuncia per questo doppio incarico con doppia parcella.

Vi siete forse indignati se è stata deturpata in modo irrimediabile una delle più belle pareti del Corno Piccolo? Alla base di essa sono stati istallati dodici orribili strutture metalliche, i famigerati Obell’X , inutili (come è stato dimostrato da un incidente in cui tre di essi si sono praticamente autodistrutti), fortemente impattanti e costati due  milioni di euro.Nell’autorizzazione dell’Ente Parco, la numero 13 del 23 aprile 1998, il Direttore, l’ingegnere Alfonso Calzolaio scriveva: “VERIFICATA l'assenza di impatti significativi ascrivibili all'intervento in oggetto.Quindi per l’Ente Parco istallare 12 strutture alte 4 metri lungo il sentiero Ventricini non è un impatto significativo?Si è indignato qualcuno quando l’Ente Parco ha autorizzato di ingabbiare il Corno Grande ed il Corno Piccolo con di inutili cavi di acciaio utilizzati per il rifacimento delle vie ferrate?
Alcunidi quelli che hanno commentato in malo modo la mia lettera nel 1999 facevano parte dell’equipe di tecnici che elaborarono IL PIANO DEL PARCO NAZIONALE GRAN SASSO MONTI DELLA LAGA approvato dall’Ente nel 1999 e dal Consiglio Regionale dell’Abruzzo nel 2004 e sarebbe dovuto passare al vaglio delle Amministrazioni locali – Regione Marche, e Lazio, Provincie, Comunità Montane, Comuni ed Enti territoriali minori. Nella discussione dell’importante strumento urbanistico venne a mancare il passaggio democratico più importante: la partecipazione ed il coinvolgimento delle popolazioni locali, la trasparenza e la necessaria pubblicità. Fu portato all’approvazione in sordina da un manipolo di amministratori scaltri senza pensare che un Piano di quella portata investiva gli interessi di tre regioni, cinque provincie, quarantaquattro comuni ed una popolazione di 138 mila abitanti. 

Il silenzio intorno a questo strumento era preoccupante e, se fosse stato approvato, tutte le zone montane del Parco al disopra dei 1800 metri sarebbero STATE INTERDETTE ALL’UOMO, creando così un bel museo a cielo aperto riservato a pochissimi, come se l’essere umano non facesse parte integrante della natura, col risultato di renderlo sempre meno consapevole dell’importanza della stessa natura per lui e per tutto l’ambiente.Il Piano del Parco aveva destinato a “Riserva Integrale“una vasta area fra la quota dei 1800 e i 2912 metri, dove “l’accessibilità sarebbe stata consentita per soli fini di conservazione, di gestione della natura, di ricerca scientifica e monitoraggio ambientale, salvo le esigenze connesse alle eventuali attività ricreative o altre attività ammesse e disciplinate dal Regolamento del Parco.“

Il mio intervento presso autorevoli istituzioni sventò l’approvazione dell’ingannevole Piano.Faccio anche notare che alcuni di quelli che mi hanno dato addosso per la questione dell’orso hanno fatto parte dell’equipe di esperti che hanno elaborato la vergognosa “Bozza” del Regolamento del Parco”.

Nel testo del regolamento il termine più diffuso è “vietato” nelle varie declinazioni maschile, femminile, singolare e plurale, per un totale di ben 78 volte, seguite da altre parole come: divieto-i 49 volte, interdizione-i, 9 volte, sanzione-i, 53 volte, ordinanza 13 volte, limitare 8 volte, limitazione-i 29 volte

Tutto ciò con buona pace del concetto di democrazia e di libertà.

Concludo dicendo che tutto il denaro pubblico buttato per questi inutili studi avrebbe potuto essere davvero utilizzato per migliorare una situazione difficile e spesso di forte degrado. Non abbiamo certo bisogno di alienare l’uomo dalla natura in nome di una presunta tutela, che altro non fa che allontanarlo da una presa di coscienza dell’ambiente, di chi lo abita e di come si fa a convivere con tutto il resto.

Fortunatamente non sono solo a portare avanti le mie battaglie, forse, un po’ ingenue, ma spinte dal desiderio di contribuire a lasciare un ambiente montano sano e non deturpato da persone che della natura e dell’ambiente stesso non gliene importa nulla. Non possiamo continuare a vedere interi paesi e borghi praticamente fantasma, perché la gente è stata costretta ad emigrare altrove in quanto è stata fatta terra bruciata sotto i suoi piedi. Ce ne sono tanti di tali borghi bellissimi nei territori montani dell’Abruzzo, uno tra questi è Pietracamela, dove risiedo e vivo da tanti anni. È molto triste constatare che questa notte ci dormiranno 21 persone.

Proteggere, tutelare, prendersi la responsabilità dell’orso e di tutti gli altri animali è un sacrosanto dovere morale e civile, ma lo stesso vale per l’essere umano, anch’egli creatura del meraviglioso sistema della natura. Ho cercato, con questo messaggio, di spiegare ciò in cui credo, sperando di esserci riuscito, non mi reputo certo detentore della verità assoluta, sono sempre aperto al dialogo e al confronto perché penso che è così che si cresce e perché è così che si aprono sempre nuovi orizzonti per la mente e per il cuore. Viceversa soffro quando vedo il vuoto creato dall’aggressività, dall’integralismo, dal rifiuto di un contraddittorio costruttivo, dall’offesa, dalla malizia, dalla falsità, e chi più ne ha più ne metta, di chi ha maggior interesse verso il proprio ego ed il proprio tornaconto che verso il bene comune, che non è mai appannaggio di una sola fede, ma del concerto dei tanti modi di pensare, insomma del RISPETTO E DEL CONFRONTO.

                                                                                        Pasquale Iannetti
                                                                                        Pietracamela 1° Giugno 2023

* Francesco De Marchi (1573), Orazio Delfico 1794, Pasquale de Virgilii 1834 Paul Saint Robert 1871, Paul Monnot 1975, Douglas William Freshfield 1875, Corradino Sella 1880, Enrico Coleman 1881, Giacinto Pannella 1894, Forsyt-Mayor, Enrico Abbate fino ad arrivare ai nostri giorni con Alessandro Clementi ed altri scrittori. Leggendo i loro libri non si trova alcuna notizia circa la presenza dell’orso nei territori montani del Gran sasso e dei Monti della Laga.  
Abbate, nel fare la lista degli animali presenti sulle nostre montagne scrive: fra i quadrupedi si trovano il “lepus timidus, il canis lupus, il canis vulpes, il sciurus vulgaris, il opmustella martes, la capra ruicapra.
Carlo Landi Vittorj e Stanislao Pietrostefani nella “Guida dei monti d’Italia” in merito alla fauna scrivono: mancano, è vero, l’Orso Abruzzese ed il camoscio abruzzese che abitano nel vicino Parco Nazionale tra Pescasseroli e Castel di Sangro ecc. ecc.

Più recentemente nel trattato di Gian Ludovico Rolli e Luciano De Bonis il Piano del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga – studi, metodologie e contenuti a pagina 34 scrivono: Le sporadiche segnalazioni di Orso sono frutto di un lento processo di ricolonizzazione da parte di esemplari irradiatasi dalla popolazione presente nel Parco Nazionale d’Abruzzo ecc. ecc.
Se guardiamo anche le opere dei pittori dell’epoca, Enrico Coleman, Gennaro Della Monica e negli schizzi di Eugenio Michitelli si trovano altri animali ma mai orsi.