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FunemorAi funerali di Giandonato, c’era tutta la storia umana e politica di Giandonato. C’era la grande politica nazionale, con il coordinatore nazionale di Fdi, Donzellj, anche in rappresentanza di Giorgia Meloni, c’erano gli onorevoli, in carica e passati, e c’era la politica regionale, il presidente Marsilio, gli assessori, i consiglieri, ma anche tanti ex, di quelli che hanno conosciuto e frequentato Giandonato Morra. Tanti, di tutti i partiti, senza distinzione di colore o di ideologia, dal comunista più convinto fino al nostalgico del Ventennio, altrettanto convinto. Perché “Giando” parlava l’unica lingua trasversale concessa agli umani: il rispetto.  Il rispetto non ha colori né ideologie, le supera, le traduce il dialogo, le costringe al confronto. Per questo, poi, c’era tanta gente, quella che noi giornalisti, col gioco facile delle frasi fatte, definiamo la “gente comune”, che poi comune non è, perché sa ragionare e scegliere. E ha scelto di venire a salutare Giando. Col commosso ricordo di chi sa di essere un po’ più solo, adesso.

Funegia2Non saremmo cronisti, se non riconoscessimo tra le panche della Cattedrale, con lo sguardo vestito a lutto,  anche qualcuno di quelli che l’hanno tradito, politicamente, regalandogli qualche amarezza di troppo. Non crediamo che Giando se la prenda, non più di tanto, sapeva andare oltre, guardare l’orizzonte e intuire spunti di positività anche nei portatori di negatività. Dopo la cerimonia religiosa, i saluti “laici”, quello del Sindaco D’Alberto, i ricordi del presidente Marsilio, l’addio di Donzelli, l’abbraccio del presidente degli avvocati Lessiani, poi le lacrime di una nipote e quelle di Marilena Rossi, sorella d’anima di Giando.

Funegia3WhatsApp_Image_2023-08-07_at_17.11.16.jpegWhatsApp_Image_2023-08-07_at_17.11.15.jpegWhatsApp_Image_2023-08-07_at_17.11.16_1.jpeg

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WhatsApp_Image_2023-08-07_at_18.04.55_1.jpegWhatsApp_Image_2023-08-07_at_18.04.56.jpegGli applausi sottolineano le parole, come un applauso della sua Teramo lo aveva accolto all’ingresso in chiesa, mentre l’organo del Duomo sottolineavap il momento con un lamento lunghissimo, Fausta, la moglie, tiene una mano su ogni figlio, mentre gli occhi di tutta la cattedrale guardano quella cassa di legno chiaro e non riescono ad accettare che quello sia Giandonato.

E in fondo è vero, Giando non è quello. 

Giando è il ricordo che lascia in tutti noi.

E i ricordi non passano.

Si fanno memoria.

E diventano storia nostra.

 

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